Leone, il primo papa che fu detto «magno» (festa il 10/11)

Verso la metà del V secolo un ecclesiastico viene mandato in Gallia per evitare una guerra civile fra il generale romano Ezio e il prefetto del pretorio Albino. Riesce a riconciliarli e apprende che proprio lui è stato eletto papa: si chiamava Leone. In questo periodo tumultuoso e difficile, Leone si prodiga per custodire la pace e l’ortodossia della fede. Su questo lato, favorisce e sigilla la decisione del concilio di Calcedonia del 451, il grande concilio che precisa in Cristo una vera umanità, unita alla divinità senza disperdersi in questa. Per difendere il popolo romano presiede una delegazione che va incontro ad Attila, convincendolo a desistere dal saccheggio della città. Non riesce a impedirlo da parte dei Vandali, ma ottenne che risparmiassero i cittadini. Leone fu un pastore forte, capace di difendere la vita spirituale e corporale di tutti coloro gli erano stati affidati.

Da un’omelia di Leone in occasione del Natale

Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio
per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la
paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso
da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro
Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno
libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché
si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita. Il Figlio di Dio
infatti, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile disegno divino
aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana,
l’assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse
vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla
nascita del Signore gli angeli cantano esultanti. “Gloria a Dio nel più alto
dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14). Essi vedono
che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di
questa opera ineffabile dell’amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli
nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l’umanità nella sua miseria!
O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello
Spirito Santo, perché nella infinita misericordia con cui ci ha amati, ha
avuto pietà di noi, e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti
rivivere con Cristo (cfr. Ef 2,5) perché fossimo in lui creatura nuova,
nuova opera delle sue mani. Deponiamo dunque “L’uomo vecchio con la
condotta di prima” (Ef 4,22) e, poiché siamo partecipi della generazione di
Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua
integrità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare
all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo
Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere delle
tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento
del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga
un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non
sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo
pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo!

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