La memoria è una dimensione costitutiva sia dell’essere umano come dei popoli, sia del cristiano come della Chiesa.

Scriveva Italo Calvino che «la memoria conta veramente per gli individui, le collettività, le civiltà. Solo se si tiene insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare senza dimenticare quel che si voleva fare, di diventare senza smettere di essere, di essere senza smettere di diventare». E sul versanto della fede, ha scritto papa Francesco che: «la memoria è una dimensione della nostra fede che potremmo chiamare deuteronomica, in analogia con la memoria di Israele. Gesù ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua (cfr. Lc 22,19) … Il credente è fondamentalmente uno che fa memoria» [Evangelii gaudium, 13].

Allora, in questa settimana, iniziata con la Solennità di tutti i santi, vogliamo lo sguardo della mente ai nostri defunti, che ci hanno preceduto nella vita di fede. E come la comunità ecclesiale trova un luogo simbolico per vivere e ricevere in dono la conferma della propria unità d’amore nella celebrazione eucaristica, così la memoria dei defunti chiede un luogo simbolico, dove tornare in un pellegrinaggio spirituale e concreto.

I cimiteri sono i luoghi della memoria che non possono essere dimenticati dall’esercizio della fede cristiana. Specialmente in questa settimana.

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