L’unica legge del creato

Il Cantico di frate Sole è un inno al Creatore attraverso le creature: esaltando le doti di ciascuna Francesco loda l’Altissimo. Ci sono vari versetti dove alla dote corrisponde un compito, una funzione a favore di altri:
«spezialmente messor lo frate Sole,
lo quale è iorno et allumini noi per lui.»
Il Sole, che ha come dote di essere luce diurna, in virtù di questo ha la funzione di illuminarci, Tu “mi’ Signore”, ci illumini per mezzo di lui. La sua dote svolge anche una funzione a favore delle altre creature.
«Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
e per aere e nubilo e sereno et onne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.»
In questi versetti non è specificata una dote particolare per frate Vento e per aere e nubilo e sereno et onne tempo ma è indicata chiaramente la loro funzione: per lo quale a le Tue creature dài sostentamento.

«Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Acqua,
la quale è multo utile et humile e preziosa e casta.»
Nella nota 11 al testo, riferita a questi versetti è scritto: «Si noti come il primo degli aggettivi o dei verbi esprimenti azione, qui e altrove, sottolinea la “funzione” svolta dalla singola creatura dentro la famiglia creaturale.» Fonti Francescane, p.180.

«Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la notte:
et ello è bello e iocundo e robustoso e forte.»
All’essere bello e iocundo e robustoso e forte è associata la funzione di ennallumini (illumini per noi) la notte. Dietro il servizio fraterno delle creature, si profila sempre il volto del Padre.

«Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governa,
e produce diversi frutti con coloriti flori et herba.»
«La Terra è sora, perché anch’essa creata da Dio (cf. Gn 1,1), è matre perché coopera con il Creatore (cf. Gn 1,11-24; 2,7) nel generare gli esseri viventi e nell’alimentare gli uomini con i suoi frutti e gli animali con l’erba verde (governa, termine ancora vivo nel mondo agricolo, vale appunto «dà da mangiare agli animali»).» Fonti Francescane, p.180, nota 13.

Nel creato, come in uno specchio, risplende il volto del Padre, è presente la bellezza divina che permea ogni cosa, così l’unica legge valida in esso è la misericordia, l’aiuto reciproco, l’amore vicendevole. È forte l’eco, inscritto nelle creature, del comandamento nuovo: «come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.» Gv 13,34
Per la creatura uomo, Francesco scriverà gli ultimi versetti del Cantico: quello sul perdono e quello sulla seconda morte collegata ai peccati mortali. L’uomo, la più alta delle creature, anche ai tempi di san Francesco, doveva riscoprire l’unica legge del creato, l’unica necessaria: amare Dio, i fratelli e tutte le creature.

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