PERDONO – PREGHIERA – AMORE

Chi non ha mai sperimentato i frutti della preghiera, la sua forza, i suoi effetti interiori e nella realtà esterna, non può comprendere quanto sia necessaria per la vita. Si capisce l’importanza delle cose solo quando queste ci vengono a mancare o accade un evento eccezionale che ce ne fa cogliere l’urgenza. Riporto alcuni stralci della testimonianza di una donna alla quale è stato ucciso il marito, un fatto noto della storia della nostra Repubblica:

«Si può vivere una storia d’amore anche dopo un dolore lacerante. Si può credere negli esseri umani anche dopo averne conosciuto la meschinità. Si può trovare la forza di cambiare prospettiva, allargare il cuore, sospendere il giudizio. Ho 75 anni, non so quanto ancora durerà questo mio viaggio qui. Scrivo questo libro per lasciare una testimonianza di fede e di fiducia. Per raccontare l’esperienza più significativa che mi sia capitata nella vita, quella che le ha dato un senso vero e profondo: perdonare.» Gemma Calabresi Milite, La crepa e la luce, Mondadori 2022. p. 7.

La via del perdono è un sentiero in salita, una lotta con noi stessi e con le sollecitazioni e condizionamenti che ci vengono dall’esterno. Per questo abbiamo bisogno di qualcosa, di uno strumento che ci aiuti in questo cammino: la preghiera.

«La preghiera contiene due cose: la fede nei confronti di Dio e la fratellanza nei confronti del prossimo. Mette in circolo un flusso d’amore che fa bene a tutti, anche quando ciò che chiediamo a Dio non ci viene dato.» idem, p. 105.

Il perdono è il punto d’arrivo di una maturazione umana e spirituale, che si raggiunge solo dopo l’apertura vera e sincera del proprio cuore all’amore. Ma anche per questo, abbiamo bisogno di aiuto, in questo caso dei fratelli:

«Mentre camminavo un signore mi si è fatto incontro, con le braccia aperte e mi ha detto: “Che bello incontrare per la prima volta una cara amica”. Io sono rimasta un po’ spiazzata, allora lui ha continuato: “Il giorno in cui lei è rimasta vedova, io e mia moglie ci siamo sposati. Quando abbiamo saputo, siamo rimasti turbati: mentre un pezzo della sua vita finiva, noi ne iniziavamo una nuova, insieme. Allora abbiamo deciso di portarla con noi e ogni giorno abbiamo pregato per lei e per i suoi figli.” Mi sono commossa tantissimo, ho allargato anch’io le braccia e ci siamo stretti forte. “Ecco perché ce l’ho fatta,” ho pensato “per l’amore che non sapevo.” Da sola sarebbe stato impossibile.» idem, p. 109.

Così il perdono, la preghiera e l’amore sono intimamente connessi. Se ne manca uno, gli altri risultano deficitarii, incompleti, inefficaci. Non si può amare senza pregare. Non si può dire di amare veramente senza perdono sincero. Non possiamo aprirci al perdono se non preghiamo, cioè se non siamo in contatto profondo con la fonte dell’amore che è Dio, e se qualcuno non prega per noi, ciò compie un atto di amore verso di noi. Chi prega sta amando. Chi prega per noi, ci sta amando. La preghiera è amore, l’amore è riconciliazione e la preghiera è la via alla riconciliazione che passa attraverso il lavoro certosino e faticoso di aprire il cuore all’amore di chi ci ha arrecato un’offesa, ci ha fatto del male, ha tradito la nostra fiducia, ci ha calunniato o altro. Così si potrebbe dire, usando una metafora, che la preghiera è l’uncinetto o l’ago per fare il ricamo, l’amore è il lavoro paziente, il perdono è l’opera compiuta. Il perdono sarà il segnale che finalmente abbiamo ricominciato ad amare, abbiamo ripreso a vivere: l’opera più bella di tutta questa attività alla fine saremo noi stessi.

«“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.” Avevo scandito quelle parole ed era stato come se le ascoltassi per la prima volta. Come se le comprendessi come non le avevo mai comprese. Perché Gesù sulla croce chiede a Dio di perdonare chi gli ha fatto del male? Perché non lo dà lui, quel perdono? Improvvisamente avevo capito: perché Gesù, nell’istante di questa invocazione, è uomo. E, come uomo, sa che nel momento dell’abbondono, della disperazione, del dolore fisico e spirituale, nel momento della tristezza e del tradimento, non ha la forza di perdonare. Chiede allora al Padre di farlo al posto suo. Lasciando a lui uomo, e a noi uomini tutti, il tempo per arrivarci, il tempo del cammino.
Una consapevolezza calda mi aveva avvolta: Dio aveva già perdonato la persone responsabili della morte di Gigi, e io avevo tempo, il mio tempo, per farlo. E non sarei stata sola in questa strada, perché – lo sapevo – lui sarebbe stato con me.
Ero uscita dalla chiesa con quella certezza e una sensazione fisica di sollievo, avevo le spalle indolenzite da un peso che improvvisamente non sentivo più. Ero libera.
Nel momento in cui mi sono liberata dall’idea di dover perdonare, ho cominciato davvero a farlo, con il cuore, il silenzio e la preghiera.» idem, p. 92-93.
«Da quando ho cominciato a camminare sulla strada del perdono mi sembra di percorre un altro cammino, quello della vita, con un passo diverso. Quella decisione del cuore ha fatto di me una donna libera che, senza più zavorre, può volare in alto.» idem, p.103.

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