PRIMATO E NECESSITà VITALE

C’è un testo nelle Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini che dà il carattere peculiare alla vita dell’Ordine. È il numero 55 che ha il titolo Primato dello spirito e della vita di preghiera. È suddiviso in sette punti, e così esordisce nel primo:
« Il primato dello spirito e della vita di preghiera sia assolutamente attuato dalle fraternità e dai singoli frati, dovunque si trovino, come è richiesto dalle parole e dall’esempio di san Francesco e dall’autentica tradizione cappuccina.»

Già nell’esordio di questo fondamentale numero le Costituzioni danno un indirizzo preciso e determinato alla vita del frate cappuccino, usando una terminologia decisa e puntuale: “primato”, “assolutamente attuato”, “dovunque si trovino”. Viene così definito, senza possibilità di equivoco, quello che primariamente deve essere realizzato nella vita di ogni singolo frate dell’Ordine e anche come fraternità, vivendolo quotidianamente: la preghiera deve essere preticato in ogni momento della sua giornata, deve essere, usando un linguaggio figurato, come il suo respiro. Il frate cappuccino e le fraternità cappuccine non possono quindi assolutamente prescindere dal “primato dello spirito e della vita di preghiera, dovunque si trovino”. Omettere (per svogliatezza, impegni o altro) o semplicemente trascurare per qualsiasi motivo tale primato significa rifiutare l’identità stessa di frate cappuccino. Qui va ricordato il passo della Regola di san Francesco, riferita a «quei frati ai quali il Signore a concesso la grazia di lavorare», viene detto che «non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali.» (Rb V: FF 88)

E il punto secondo dell’articolo 55 delle Costituzioni, rafforza questo concetto:
«È della massima importanza formare la coscienza alla necessità vitale della preghiera personale. Ogni frate, dovunque si trovi, si procuri ogni giorno il tempo sufficiente per l’orazione mentale, per esempio un’ora intera.»
Questo punto è dedicato principalmente alla preghiera personale ed è usata, analogamente come sopra, una terminologia forte e incisiva per rimarcare la rilevanza della questione esposta: “massima importanza”, “necessità vitale”, “ogni frate, dovunque si trovi, si procuri ogni giorno”.

La prima parte può essere indirizzata principalmente ai superiori, non solo come semplice consiglio ma come un imperativo categorico essendo la questione “della massima importanza”, da attuarsi nella formazione sia iniziale che permanente: “formare la coscienza” , senza ovviamente escludere l’impegno e la responsabilità individuale del frate per ottemperarvi, prendendo consapevolezza della serietà e valore che la preghiera personale e, in particolare, l’orazione mentale hanno per la sua vita di consacrato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

Anche in questo testo è ribadito con forza il richiamo all’orazione mentale (vd. Cost. 54 e precedente articolo Una preghiera identitaria) da farsi “dovunque si trovi” e avendo la sollecitudine di procurarsi “il tempo sufficiente”. Quindi non è un qualcosa da praticare saltuariamente, quando se ne ha voglia o viene alla mente, ma deve essere praticata costante perché di fondamentale, anzi di ‘vitale’, importanza per il frate.

L’appello alla coscienza fa capire anche l’urgenza e l’attenzione che bisogna applicare per vivere tale stato di preghiera. La coscienza è definita dal Concilio Vaticano II «il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge, che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo.» Da questo poche battute del Concilio si capisce tutta la grandezza di una coscienza adeguatamente formata, diversamente, continua il Concilio, «ciò non si può dire quando l’uomo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito alla abitudine del peccato.» (Gaudium et spes, 16)

Le Costituzioni danno un consiglio, a mo’ di esempio, circa il tempo da dedicare all’orazione mentale (“un’ora intera”). Nelle prime Costituzioni del 1536, così troviamo scritto a riguardo: «e quantunque il vero devoto frate minore preghi sempre, si ordina tuttavia che siano destinate alla preghiera per i meno fervorosi due ore particolari»; quindi per i primi cappuccini la preghiera era fondamentale, ordinando di destinare a tale attività almeno due ore al giorno.

«I Capitoli provinciali e locali provvedano che tutti i frati abbiano ogni giorno il tempo necessario per l’orazione mentale da farsi in comune e in privato.
La fraternità locale nei Capitoli si interroghi sulla preghiera comunitaria e personale dei frati. I frati e, per il loro ufficio pastorale, prima di tutto i guardiani, si ritengano reciprocamente responsabili nella animazione della vita di preghiera.» Cost. 55/3-4

Ancora due punti sull’importanza della preghiera nella forma dell’orazione mentale, richiamando i singoli frati, la Provincia e le fraternità locali, i Guardiani a porre grande attenzione alla vita di preghiera, personale e comunitaria.
È famosa una frase di Karl Rahner, un teologo dello scorso secolo (1904-1984), che parla della fede e dei fedeli del futuro: «il cristiano del XXI secolo o sarà un ‘mistico’, – cioè una persona che ha ‘sperimentato’ qualcosa – o non sarà neppure cristiano». L’orazione mentale è lo strumento che può condurre l’anima a una preghiera profonda, a quell’incontro «che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Benedetto XVI, Deus caritas est, n.1).

Le Costituzioni n. 55 terminano esortando, ai punti 5, 6 e 7, che i frati siano aperti a trasmettere anche al popolo lo spirito della preghiera interiore “affinché le nostre fraternità”, concludono, “siano autentiche scuole di preghiera.”
«Come discepoli di Cristo, benché poveri e fragili, perseveriamo nella preghiera, affinché coloro che cercano sinceramente il Signore si sentano attratti a pregare con noi.
Coltiviamo nel popolo di Dio lo spirito e lo sviluppo della preghiera, soprattutto interiore, poiché questo, fin dall’inizio, fu carisma della nostra Fraternità di Cappuccini e, come testimonia la storia, germe di genuino rinnovamento. Perciò, impegniamoci con zelo ad apprendere l’arte della preghiera e a trasmetterla agli altri.
L’educazione alla preghiera e alla esperienza di Dio con metodo semplice qualifichi la nostra azione apostolica. Gioverà molto adoperarsi affinché le nostre fraternità siano autentiche scuole di preghiera.»
La preghiera non è solo una “necessità vitale” per chi consacra tutta la sua esistenza in un Ordine religioso, ma per ogni cristiano che voglia essere tale.

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