Una preghiera identitaria

Il numero 54 delle Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini parlano dell’Orazione mentale. Questo numero delle Costituzioni è suddiviso in sei punti, e il numero 1 così dice:

«Custodiamo e promuoviamo quello spirito contemplativo che risplende nella vita di san Francesco e dei nostri antichi frati. Perciò dedichiamo ad esso un più ampio spazio coltivando l’orazione mentale.»

Per prima cosa si pone l’accento sullo “spirito contemplativo”, che è da ‘custodire’ e da ‘promuovere’ secondo l’esempio di quanto vissuto da san Francesco e gli “antichi” frati. La vita di predicazione di san Francesco e ogni sua attività, era preceduta da un lungo periodo di discernimento nella preghiera, la sua vita era permeata totalmente da essa, dal suo rapporto e dialogare con il Signore, tanto da diventare non più «un uomo che pregava, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente» (FF 682). Anche nella Regola il santo fondatore esorta i frati affinché «non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali» (FF 88); e pure nella Lettera a frate Antonio c’è tale richiamo: «Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione tu non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola.» (FF 252)

Questo per indicare quale rilevanza rivesta la preghiera per san Francesco nella vita dell’uomo. In particolare è data un’importante considerazione all’orazione mentale, di cui al punto 2 si dice:

«L’orazione mentale è la maestra spirituale dei frati, i quali, se sono veri e spirituali frati minori, incessantemente pregano quanto più interiormente. Pregare, infatti, non è altro che parlare a Dio con il cuore, e, in realtà, non prega chi parla a Dio soltanto con la bocca. Ognuno perciò si sforzi di attendere all’orazione mentale o contemplazione e – secondo l’insegnamento di Cristo, ottimo maestro – di adorare l’eterno Padre in spirito e verità, adoperandosi con sollecita cura ad illuminare la mente e ad infiammare il cuore più che di formulare parole.»

Questo testo definisce un punto fondamentale della spiritualità cappuccina, tanto da arrivare a dichiarare l’orazione mentale come elemento d’identità (“se sono veri e spirituali frati minori”). Il testo, mutuato dalle antiche Costituzioni del 1536 (Cost. 1536, n.42: FC I, 311), non entra nello specifico di cosa sia o in cosa consista l’orazione mentale (per questo si può vedere: Pighini Andrea, Beato Tommaso da Olera e la sua spiritualità, Morcelliana 2015), ma descrive la modalità spirituale con cui approcciarsi a questa forma di preghiera: “parlare a Dio con il cuore”, “illuminare la mente e ad infiammare il cuore più che di formulare parola”. L’orazione mentale è sostanzialmente una preghiera affettiva; il frate cappuccino deve praticare essenzialmente una preghiera affettiva. Il testo mette in evidenza anche che il frate cappuccino deve “adorare l’eterno Padre in spirito e verità”, attuando nelle loro vite e persone quanto detto in Gv 4,23: «Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori». Quindi, il frate cappuccino deve essere sostanzialmente un adoratore, e come via e “maestra spirituale” per giungere a tal fine ha l’orazione mentale: «L’autentica orazione mentale ci conduce allo spirito della vera adorazione, ci unisce intimamente a Cristo e accresce di continuo nella vita spirituale l’efficacia della sacra Liturgia.» (Cost. 54/3)

Al punto 3 del numero 54 vengono definiti tre effetti dell’autentica orazione mentale:

1 – conduce il frate allo spirito della vera adorazione;

2 – permette l’unione intimamente a Cristo;

3 – consente alla sacra liturgia di penetrare e far crescere la propria efficacia nella vita spirituale.

L’orazione mentale, quindi, permette al frate di crescere nella grazia e nella santità.

Il punto 4 continua esortando a dare spazio a tale forma di preghiera per i molteplici benefici spirituali che ne derivano, facendo trasparire che forse è un metodo che trova qualche resistenza nella pratica: «E perché non si affievolisca mai in noi lo spirito di orazione e preghiera, ma si accenda ogni giorno sempre di più, dobbiamo dedicarci quotidianamente a questo esercizio.» Facendo un paragone con l’attività fisica, si potrebbe dire che l’orazione mentale è come se fosse la ginnastica quotidiana dello spirito per mantenerlo sempre in forma e attivo.

«I ministri, i guardiani e gli altri, ai quali è affidata la cura della vita spirituale, si adoperino perché tutti i frati progrediscano nella conoscenza e nella pratica dell’orazione mentale.» (Cost. 54/5) I superiori devono provvedere affinché questa modalità di preghiera sia conosciuta e praticata dai frati, visto la valenza identitaria che gli attribuiscono le Costituzioni dell’Ordine. Questo quinto punto, però, è un indizio che ancora, probabilmente, sia disattesa.

«I frati poi attingano alle fonti genuine della spiritualità cristiana e francescana lo spirito di orazione e la preghiera stessa per apprendere la sublime conoscenza di Gesù Cristo.» (Cost. 54/6) L’ultimo punto inquadra, in una certa maniera, l’orazione mentale all’interno delle “fonti genuine della spiritualità cristiana e francescana”, tramite la quale è possibile avere accesso alla “sublime conoscenza di Gesù Cristo”. Quindi l’orazione mentale è (o deve essere) la forma per eccellenza di pregare del frate minore cappuccino dato i grandi benefici spirituali che ne derivano. Essa fa parte delle sane e genuine tradizioni della spiritualità della Chiesa. Unendo intimamente a Cristo, è la chiave d’accesso alla conoscenza dei tesori di grazia del Suo Cuore.

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