sul padre Antonio

Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva (1) nel deserto fu preso da sconforto (2) e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: «O Signore! Io voglio salvarmi, ma i pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?».

Ora, sporgendosi un po’, Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto a intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza.

E udì l’angelo che diceva: «Fa’ così e sarai salvo». All’udire quelle parole, fu preso da grande gioia e coraggio: così fece e si salvò.

(1) Letteralmente «stare seduto»: è l’immagine plastica di Antonio e di ogni altro padre nel deserto, che implica un dimorare stabilmente sia fisicamente che nell’intimo del cuore. La grande prova che devono affrontare i monaci è l’inquietudine, l’instabilità interiore. «Con la perseveranza salverete la vostra vita» ha detto il Signore e questo «stare» dove la storia ci ha collocati è per tutti dimorare nella volontà di Dio.

(2) Letteralmente di tratta della tentazione di accidia, propriamente il disgusto per le cose spirituali, ma in senso pieno per ogni realtà che mi avvicina a Dio in quel terribile quotidiano da portare avanti come sacrificio vivente e gradito a Dio. Chi si arrende all’accidia si abbandona alla svogliatezza dei propri compiti o si lancia in continui cambiamenti e diversivi.

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