Trasfigurati per la sequela. II domenica di quaresima /C: Lc 9,28-36

L’episodio della trasfigurazione viene raccontato da Luca con alcuni particolari a lui propri, che lo inseriscono in una prospettiva precisa. Nella sua narrazione abbiamo un’inclusione chiara fra l’evento del battesimo nel Giordano e la trasfigurazione sul monte Tabor. La voce che viene dall’alto pronuncia parole simili, anche se diversamente dagli altri sinottici. In Matteo le parole sono identiche, senza nemmeno un cambio di persona (Mt 3,17 = 17,5). Il cambio dalla seconda alla terza persona lo troviamo in Marco (Mc 1,11 = 19,7) e insieme a divergenze in Luca: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Lc 3,22) succede con un cambio di persona «Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo» (Lc 9,35).

καὶ φωνὴν ἐξ οὐρανοῦ ⸀γενέσθαι· Σὺ εἶ ὁ υἱός μου ὁ ἀγαπητός, ἐν σοὶ εὐδόκησα (Lc 3,22).
καὶ φωνὴ ἐγένετο ἐκ τῆς νεφέλης λέγουσα· Οὗτός ἐστιν ὁ υἱός μου ὁ ⸀ἐκλελεγμένος, αὐτοῦ ἀκούετε (Lc 9,35).

I particolari indicano il passaggio da una prospettiva cristologica (il battesimo) ad una ecclesiologica (la trasfigurazione). Inoltre, con questa inclusione si può ritenere chiusa una sezione della narrazione lucana, che si avvia a descrivere il cammino verso Gerusalemme, presentato come un esodo (Lc 9,31), vissuto da Gesù con una decisa determinazione (Lc 9,51): «E avvenne che nel compimento dei giorni della sua ascensione, egli fece di pietra il volto nel dirigersi verso Gerusalemme»
51Ἐγένετο δὲ ἐν τῷ συμπληροῦσθαι τὰς ἡμέρας τῆς ἀναλήμψεως αὐτοῦ καὶ αὐτὸς τὸ ⸀πρόσωπον ⸀ἐστήρισεν τοῦ πορεύεσθαι εἰς Ἰερουσαλήμ,

Si tratta del medesimo volto di Gesù, divenuto altro sul monte, fatto di pietra nel cammino verso la passione. Questa dimensione del volto esprime il rapporto esistenziale con il Padre, che si manifesta attraverso la sua preghiera. Così sarà definitiva la sua decisione di compiere la missione affidatagli nel Giordano, insieme alla proclamazione della sua filiazione messianica: il Padre si compiace di Gesù perché ha accolto la missione di essere messia solidale con l’umanità.

La preghiera di Gesù manifesta il suo rapporto indicibile e incomunicabile, se non attraverso il dono del suo stesso Spirito (cf Lc 11,1-13). Non a caso sul monte Gesù rimane solo e Luca lo sottolinea.

La dimensione ecclesiologica è sulla linea della sequela, che viene proposta come un passaggio dalla visione all’ascolto, dallo stare in un silenzio contemplativo al discernere come realizzare la parola. I tre discepoli hanno contemplato la sua gloria, assaporandone la bellezza e la bontà. È allora che la nube li avvolge, procurando loro un santo timore, come se fosse una preparazione all’ascolto profondo. E la voce li invita alla sequela. Senza timore, possiamo riconoscere come solo da una contemplazione profonda del volto di Cristo possa nascere un ascolto autentico della sua parola, che si trasforma in sequela. La trasfigurazione del Signore mostra in anticipo la realtà della sua trasformazione attraverso lo Spirito della risurrezione. Questa manifestazione si trasforma in appello a riconoscere in noi la trasfigurazione avvenuta nello Spirito di Cristo, perché possiamo coinvolgerci nella sequela in un esodo verso la definitiva Pasqua della nostra vita.

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