Quando si viene a Montecasale per la prima volta il sentimento che invade l’animo del visitatore è lo stupore per la bellezza di questo piccolo eremo, aggrappato alle rocce del monte, perfettamente incastonato nel verde della natura rigogliosa, come una perla nel mare. L’armonia in cui ci s’immerge porta l’anima, con moto spontaneo, a elevarsi nella meditazione. Stando nella terrazza panoramica, affacciata sulla val tiberina, si ode solo il canto degli uccelli o lo stormire del vento tra le chiome degli alberi. Si viene trasportati in un volo spirituale che all’unisono, quasi senza rendersene conto, associa il viandante al canto di lode della creazione per il suo Creatore.

Qualche giorno fa un giovane di passaggio mi diceva: «Non posso dire di essere un credente, ma qui si sente qualcosa, una presenza forte!». È difficile trovare le parole per descrivere questo qualcosa, però se ne avverte palesemente la presenza.

Ben si capiscono in questi luoghi le parole del Cantico di frate Sole di san Francesco: «Laudato si’, mi’ Signore», e ancor di più quelle delle Lodi di Dio Altissimo «Tu sei…»: esprimono la lode originata dallo stupore di una visione, la constatazione di un’esistenza scaturita da un incontro. In particolar modo, da quest’incontro sboccia una scoperta, viene alla luce una realtà nuova: s’acquisiscono occhi per vedere l’invisibile.

Quale meraviglia nello svelare alla vista ciò che è stato sempre lì davanti a noi, con noi, tanto evidente, eppure eravamo incapaci di scorgerlo. Quale meraviglia nello scoprire, come san Francesco, di fronte a quest’eccesso di abbondanza e maestosità, a tanta pace e dolcezza, le nostre labbra articolarsi in una dichiarazione d’amore: «Tu sei bellezza»! E tuffarsi in essa con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, storditi e inebriati come la prima volta che ci siamo innamorati. Sentirsi abbracciati e amati con la tenerezza di una madre, da tutto ciò che sta intorno, nel quale siamo immersi, ed esclamare col poeta di Recanati: «e il naufragar m’è dolce in questo mare.»

Salire in alto, sul monte, allargare l’orizzonte e spingere lo sguardo più lontano, è una necessità essenziale, per placare quella sete d’assoluto, d’infinito, d’immenso che alberga nel cuore dell’uomo. Il silenzio è lo spazio dove riscoprire la propria interiorità, la solitudine il luogo favorevole dove può accadere quell’Incontro che può cambiarci la vita, dandogli senso e autenticità. Per san Francesco il contatto con la pietra del monte significava aggrapparsi alla roccia che è Cristo e sentirsi così sollevato e salvato dai marosi del mondo, non come fuga dalla realtà ma immersione nella bellezza, per riemergere come nuova creatura.

fra’ Antonio

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