Vegliare (cf Mt 24,42)

Il verbo greco che ricorre in Mt 24,42 è grêgorein. Di per sé, nel linguaggio profano significa «vegliare su / custodire», come forma derivata dal perfetto del verbo egeirô, «rialzarsi, sollevarsi». Il senso sarebbe quindi di sollevare qualcosa per custodirla. Gli studiosi, però, notano una sua particolarità lessicale, perché il suo uso assoluto, cioè senza un oggetto o un’altra determinazione è un neologismo nato nel linguaggio cristiano. In questo senso assume il significato di «vegliare», come atteggiamento fondamentale, etico e religioso.

Si trova diffuso in tutto il Nuovo Testamento, ad esclusione della tradizione giovannea. Viene usato in tre gruppi di testi:

  1. In senso letterale nella narrazione della preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi prima della sua passione.
  2. In un primo senso traslato per indicare il comportamento dei cristiani in vista del ritorno del Signore alla fine della storia, quando avverrà il giudizio universale escatologico.
  3. In un secondo senso traslato per additare il comportamento generale dei cristiani in pericopi parenetiche, senza un riferimento diretto alla venuta del Signore nella gloria.

L’origine di questo uso assoluto non è certa. L’ipotesi più convincente è che nasca dall’esperienza concreta dell’uso di vegliare in preghiera, tipico già nelle prime comunità cristiane, in analogia con la tradizione giudaica, in specie delle comunità di Qumran. Vale per tutte, la veglia della pasqua domenicale, vissuta certamente come momento liturgico caratteristico della nuova comunità (cf At 20,7-12). Inoltre, veglie pasquali sono documentate fin dal II secolo, come si trova in Epistula Apostolorum e, forse, in Plinio, Epistola 10,96 (cf J. A. Jungmann, «Vigil», in Lexikon Theologie und Kirche X, 786).

Il senso profondo di questo invito appare nella sua relazione con altri termini, quali la preghiera e la sobrietà: Mc 14,34-38 3 paralleli; 1Ts 5,6-8; 1Pt 5,8. E certamente, alla diffusione del termine in questa accezione ha contributo la narrazione della veglia in preghiera che Gesù vive nel Getsemani. Allora i tre discepoli che aveva chiamato con sé non riuscirono a resistere al sonno. Animati dallo Spirito i discepoli di ogni tempo possono stare con il loro Signore, come si narra di Chiara d’Assisi che, meditando sul quel momento della vita di Gesù, «stava in preghiera col Signore in preghiera».

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