Veramente quest’uomo è un uomo di Dio!

«E dopo che il Signore mi dette dei fratelli» (FF 116), con queste parole Francesco nel Testamento attribuisce la costituzione della fraternità dei frati minori a un dono di Dio. Il santo di Assisi in questo non si appropria di nessun merito ma aggiudica tutto alla grazia del Signore. Sicuramente l’Onnipotente ha messo nei cuori dei primi compagni, come a Francesco, l’anelito d’assoluto, ma viene da chiedersi cosa concretamente suscitò nei primi giovani assisani che seguirono Francesco, il desiderio di radicalità di vita evangelica? Cosa li colpì tanto da lasciare ogni cosa del loro stato secolare per abbracciare una condizione di estrema povertà materiale?
Così parla della predicazione di san Francesco Tommaso da Celano nella Vita prima:
«La sua parola era come fuoco bruciante, penetrava nell’intimo dei cuori, riempiendo tutti di ammirazione.» (FF 358) Quest’affermazione, sicuramente non scevra d’enfasi letteraria, rispecchiava l’effetto che suscitavano le parole del santo nei suoi concittadini, conoscitori della sua storia personale e familiare. Continua il celanese:
«In ogni suo sermone, prima di comunicare la parola di Dio al popolo radunato, augurava la pace dicendo: “Il Signore vi dia la pace!”. Questa pace egli annunciava sempre sinceramente a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui. In questo modo molti che odiavano insieme la pace e la propria salvezza, con l’aiuto del Signore abbracciavano la pace con tutto il cuore, diventando essi stessi figli di questa pace e desiderosi della salvezza eterna.» FF 359

Il santo augurava e trasmetteva, con i gesti e le parole, la pace del Signore: è la pace che ogni uomo e donna cerca nella propria vita, ed è quella che mostrava san Francesco, uomo rappacificato quale era. Questo modo semplice di annunziare la salvezza, dimostrando che vivere il vangelo è possibile, riaccendeva nelle persone il desiderio dei beni celesti, di dedicarsi non più solamente agli affari terreni ma alle cose spirituali per la salvezza delle anime.

Uno dei primi compagni fu frate Bernardo che
«raccogliendo questo messaggio di pace, corse celermente al seguito del santo di Dio per guadagnarsi il regno dei cieli. Egli, che aveva già più volte ospitato il beato padre nella sua casa e ne aveva osservato e sperimentato la vita e i costumi, rimanendo attratto dall’ardore della sua santità, suscitò in sé un religioso timore e decise di abbracciare la via della salvezza. Lo vedeva passare le notti in preghiera, dormire pochissimo e lodare il Signore e la gloriosa Vergine Madre sua e, pieno di ammirazione, pensava: “Veramente quest’uomo è un uomo di Dio!”» FF 360

Ciò che attraeva in san Francesco era “l’ardore della sua santità”. Non si tratta di semplice coerenza di vita ma di un trasporto e partecipazione totale in quello che stava vivendo, e non per mero apparire esteriore ma dal profondo del proprio essere, tanto da suscitare anche negli altri un “religioso timore”. Bernardo “ne aveva osservato e sperimentato la vita e i costumi” avendolo ospitato varie volte in casa, lo aveva visto durante le notti che il santo trascorreva in preghiera. Se chiudiamo un attimo gli occhi e proviamo a immaginare la scena, possiamo sentire i sospiri e i gemiti di san Francesco mentre lodava, ringraziava, adorava, contemplava, acceso dal fuoco dello Spirito Santo, le realtà celesti che si svelavano al suo animo. Ciò che attrasse i primi compagni fu il constatare, attraverso l’esperienza di vita di Francesco, che è possibile vivere un anticipo di cielo già qui in terra.

Così, parafrasando il centurione romano sotto la croce di Gesù che, «vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”» (Mc 15,39), anche Bernardo, vedendo il modo di pregare e la vita che conduceva Francesco, dirà: “Veramente quest’uomo è un uomo di Dio!”

Come dire la Pasqua

Come dire la Pasqua? Nei paesi dell’oriente cris6ano, da questa notte chiunque s’incontri per la strada si scambia un saluto che è soprattutto un annuncio

Leggi »