Riformare per osservare

Nello scorso articolo sono stati tracciati, a modo di excursus, i dati essenziali delle origini risalenti al 1208-1209 riguardo a Francesco d’Assisi e ai primi compagni.

Ora torniamo a seguire il percorso storico e le risorse spirituali di alcuni frati che, ad inizio del Cinquecento, cercano di concretizzare un’esigenza di riforma avvertita da più parti. Per un verso riescono a realizzare questo; per un altro, i problemi interni all’Ordine francescano si ripropongono e la tensione che il pontefice tenta di appianare sembra ripresentarsi e approfondirsi. Il papa Leone X, infatti, nel 1517 scrive una lettera ai francescani con l’intento di unire le loro diversità e divisioni. Le prime parole del documento sono: «Ite vos», cioè «Andate voi» a cui fanno seguito «a lavorare nella mia vigna» (citazione dal vangelo secondo Matteo 20,4).

La lettera si ispira al racconto evangelico per comprendere le alterne vicende dei frati, dagli inizi del francescanesimo fino a quel momento, come l’unica vigna spirituale in cui sono chiamati da Dio diversi lavoratori in tempi successivi. Nella storia francescana tra il Quattrocento ed il Cinquecento erano sorte diverse riforme dopo quella già affermata degli Osservanti. La lettera papale usa frequentemente il termine «riforma – riformato» per indicare un tipo di francescani, rispetto a quelli che conducono una «vita non riformata»; proprio questa differenza era motivo di contesa nell’Ordine, tanto da far pensare ad una condizione – la riforma, appunto – senza cui non si potesse vivere bene al suo interno.

La direzione in cui guarda Leone X è quella di stabile, ai diversi livelli di autorità tra i Francescani, “superiori” che possano garantire un assetto riformato. Per meglio comprendere la complessità delle vicende presupposte ad una tale decisione, è necessario sapere che la «Ite vos» fa esplicita menzione quali siano i frati chiamati con certezza «Riformati»: Osservanti, Amadeiti, Colettani, Clareni, del santo Vangelo (o del Cappuccio), Scalzi o simili chiamati in altro modo. Ciò che caratterizza questo insieme riformato è che «osservano la Regola del beato Francesco puramente e semplicemente».

Il pontefice decide di unire quell’insieme variegato in un solo Ordine sotto la denominazione di «Frati Minori di san Francesco della Regolare Osservanza» e di separarlo dal restante insieme di frati (sempre francescani) che continuano a vivere in modo non riformato con una propria “gerarchia” di governo autonomo, di livello inferiore ai primi.        

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