Amore a Cristo e fedeltà alla Chiesa

Fin dai primi tempi, lo spirito missionario dei Cappuccini si svolgeva sotto il segno dell’obbedienza, come ci mostra il primo atto ufficiale firmato da frate Girolamo da Polizzi nel 1587, in occasione dell’invio di alcuni missionari a Costantinopoli, con la partecipazione di san Giuseppe da Leonessa. Le motivazioni si rifanno alle esigenze della Regola e alla testimonianza dello stesso san Francesco, che ebbe sempre a cuore la salvezza delle anime e soprattutto degli infedeli. I frati devono peregrinare nei paesi degli infedeli e «lì predicare il santo vangelo di Cristo, amministrare i divini sacramenti ai fedeli e svolgere altre opere di misericordia e di carità, come veri figli di un padre così cattolico e apostolico» (cfr. I Frati cappuccini, vol. I, n. 1654-1655).

Per essere inviati in missione, i frati devono possedere maturità di vita, zelo apostolico, rettitudine morale e sana dottrina per trasmettere con l’esempio e la parola tutto ciò che insegna la Chiesa cattolica, affinché i vacillanti nella fede siano fortificati, i cuori affranti rinvigoriti e i peccatori si convertano a Dio, purissimo Principio. La missione deve avere come fine ultimo l’edificazione del corpo mistico di Cristo, «indicando vizi e virtù, pena e gloria, senza le tortuosità di un linguaggio disordinato» (ibidem), non dimenticando di aver cura delle anime e dei corpi.

Una mentalità missionaria eroica e mistica permeava ormai sempre più lo spirito di ogni cappuccino preoccupato unicamente della gloria di Dio e della salvezza delle anime, perché in ogni uomo vedevano il Cristo che già viveva nascosto in loro, ma doveva essere reso visibile attraverso la fedeltà alla dottrina della Chiesa cattolica. Se si fosse impoverito il deposito della tradizione apostolica avrebbero predicato e testimoniato un Cristo frantumato, incompleto e impoverendone la verità. In quel modo, anche l’uomo e la sua storia sarebbero stati falsificati e traditi. L’amore a Cristo e alla verità, la difesa della fede cattolica erano tra i valori principali per cui l’eroismo del martirio fu come canonizzato, specie quando erano chiamati ad annunciare il vangelo tra i musulmani, «allora particolarmente fanatici» (cfr. I Frati Cappuccini, vol. III/2, pag. 4080). Questa testimonianza missionaria, però, dipendeva sempre dal valore della vita fraterna: «ne li nostri lochi…dove i frati, nel nome del dolce Jesu congregati, sia in loro un core et una anima, sempre sforzandosi de tendere ad maggiore perfettione. Et acciò siano di esso Cristo veri discepoli, cordialmente si amino, sopportando li difetti l’uno de l’altro, sempre esercitandosi nel divino amore e fraternal charità» (ibidem, pag. 4081). Fra Renato

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