Rocca di Soncino

Missione come vita donata

I cappuccini si nutrono di una linfa straordinaria: la vita offerta per la salvezza dei fratelli per essere segno dell’amore di Cristo, un amore senza misura. Un cappuccino non fugge il pericolo e così il nostro caro confratello Pietro morì di peste insieme ad altri trecento schiavi cristiani per restare fedele alla legge dell’amore vissuta da Cristo Gesù. Visitando le comunità di schiavi cristiani ci imbattiamo in un altro grande paladino della libertà: fra Ambrogio, al secolo Massimiliano II, marchese di Soncino. Una vita segnata da una grande passione per la famiglia nell’amore fecondo con Marianna de Leyva, zia della famosa monaca di Monza, di manzoniana memoria, dalla quale ebbe otto figli, quattro dei quali si consacrarono totalmente al Signore. Nei suoi piani misteriosi il Signore, Sommo bene e Unico Bene, stava preparando un futuro impensato, al suo servo fedele. L’amata moglie morì prematuramente lasciando vedovo e sconcertato il nostro marchese che piombò in una crisi esistenziale. Dopo una sosta di un anno nel crogiuolo del silenzio a Compostela e a Gerusalemme, nel 1596 decise di vestire il saio povero dei cappuccini, in forma di croce. Aveva 51 anni. Fu invaso dal desiderio di riscattare la vita dei suoi fratelli sull’esempio di fra Pietro e munito della santa obbedienza salpò verso la terra di Algeri. Non fu facile affrontare i pericoli, le minacce. Il Papa aveva munito lui e il suo compagno di ampie facoltà per assolvere i cristiani, per celebrare nelle case private e far uso del denaro, per l’opera necessaria di riscattare gli schiavi. Anche lui patì il carcere a motivo della fede e se la vita gli fu risparmiata fu solo in vista dei soldi che il pascià avrebbe ricevuto per liberare lui e altri 300 schiavi cristiani. Ma a causa delle fatiche e degli stenti fra’ Ambrogio da Soncino lasciò fratello asino nelle terre di Algeria nell’anno del Signore 1601, colto da una paralisi fulminante. Ed è così che i nostri primi missionari cappuccini glorificavano Dio: dando la vita per i fratelli, per la gioia di essere considerati discepoli di Gesù e figli di Francesco.  Fra Renato

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