Cappuccini per la Francia .1

Un drappello di Cappuccini santi per guarire le ferite della Francia

Nei secoli XVI e XVII in varie parti d’Europa c’erano rivolte politiche e religiose un po’ ovunque. Nella Francia troviamo molto forte il movimento religioso suscitato da Giovanni Calvino, che passò ad essere chiamato degli Ugonotti. Non solo l’unità del popolo cristiano era minacciata ma anche la pace. La monarchia aveva anche favorito una situazione di diffusa corruzione, di odi di parte, come il massacro di san Bartolomeo contro gli Ugonotti nel quale persero la vita anche molti bambini tra le quasi 30.000 vittime. Questa strage impresse nella mente dei protestanti une ferma convinzione che o cattolici fossero violenti, traditori, spietati e sanguinari.  E’ in questo clima di odio, di vendette, di corruzione, di lotte fratricide che il Papa Gregorio XIII inviò un gruppo di cappuccini, certo che la loro vita avrebbe giovato alla conservazione della fede e alla santità dei costumi. In breve tempo dal 1573 al 1603 la Francia contava ben tredici Province! La testimonianza di questi nostri frati conquistò cattolici e non perché: “questi religiosi umili e poveri si facevano stimare non solo per il loro distacco, vita penitente ed altre virtù” (p. 120) sulle orme di san Francesco ma anche per le loro intense fatiche apostoliche. Era tale la loro testimonianza di vita radicale che in tutti i 372 conventi dopo tanti anni era in vigore lo stesso fervore. Di loro si disse che quando arrivò la Rivoluzione francese “li trovò tanto poveri e devoti, quanto i primi compagni del Patriarca dei poveri” (p. 121) e “in Borgogna erano comunemente appellati Santi” (idem). La loro opera di evangelizzazione in ogni canto della Francia faceva pensare a quello che il crocefisso di san Damiano disse a san Francesco “Vai Francesco, ripara la mia casa, che va in rovina”! Sul finire del 1500, tra i nostri frati missionari in Francia troviamo un martire straordinario, Fra Pietro Besson da Dreux che ancor prima di consumare il matrimonio fuggi tra i cappuccini. Frate estremamente paziente, severo con se stesso, mite a remissivo con il prossimo. Quando a Rouen scoppiò la peste lo troviamo in prima file a servire gli ammalati senza preferenze, a tutti, cattolici e non dedicava cure e amore. Da meritare il titolo di padre dei poveri. In ogni luogo portava la pace, come faceva Francesco di Assisi e aborriva ogni forma di violenza, desiderando però spargere il suo sangue per amore a Cristo. Attraversando un quartiere Ugonotto, fu raggiunto da alcuni facinorosi che gli spaccarono la fronte, gli lacerarono il corpo con i loro pugnali e le spade: “e quando il videro cader bocconi, partirono lieti e sghignazzanti” (p. 129). Sopraggiunsero nel frattempo alcuni contadini e lo trovarono che ancora rantolava nel suo sangue e sentirono che “mormorava fievolmente perdono e conversione ai suoi uccisori” (idem). Così si spense questo nostro frate portato in trionfo e festeggiato per il suo martirio e gli altri confratelli continuarono a servire gli appestati e tanto era il loro zelo che furono battezzati come gli eroi della peste. Inestimabile fu la perdita del santo frate Girolamo da Milano che con la forza della sua preghiera e santità di vita riportò alla Chiesa cattolica numerosi Ugonotti. Mai predicava senza prima passare lungo tempo in preghiera e fu favorito da Dio non solo dal dono di profezia e dei miracoli, ma di parlare al cuore della gente.

Fra Renato Camagni

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