Chiara … di nome e di fatto

Chiara, figlia di messer Favarone d’Offreduccio e di Monna Ortolana, nasce ad Assisi nel 1194. Narrano le fonti che alla pia madre, già durante la gravidanza, viene annunciato che la sua prima creatura sarebbe stata una luce risplendente per tutta l’umanità. Fin dalla più tenera età, Chiara è educata alla pietà e alla carità. Ha appena dodici anni quando Francesco, figlio del mercante di stoffe Pietro di Bernardone, compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre davanti al vescovo Guido e a tutta la città. Conquistata a poco a poco dall’esempio di Francesco, la diciottenne Chiara fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola: è la sera della Domenica delle Palme del 1211. Francesco le taglia i capelli e le fa indossare un ruvido saio, per poi condurla al monastero benedettino di s. Paolo delle Abbadesse, a Bastia Umbra da dove invano lo zio Monaldo tenta di persuaderla perché ritorni a casa. Salda nella sua decisione di seguire Cristo, scoperto come il suo Sposo, Chiara è condotta nella chiesetta di San Damiano, dove viene presto raggiunta dalla sorella Agnese e da altre fanciulle di Assisi. Nasce quello che sarà il secondo Ordine francescano, le Povere Dame di San Damiano. Da questo luogo Chiara non si allontanerà più, vivendo in assoluta povertà e contemplazione. Cura con materno amore le sue consorelle, lavora indefessamente, ama Cristo con tutta l’anima. Tanti e singolari episodi le sono attribuiti: la partecipazione in visione alla Messa di Natale, celebrata in chiesa mentre si trova inferma a letto; la fede coraggiosa con cui affronta i mercenari saraceni che assediavano il monastero, mostrando loro l’ostensorio con il santissimo Sacramento. È la prima donna nella storia a scrivere una Regola per una comunità di donne, fondata su uno stile così povero da chiedere e ottenere il «privilegio della povertà» da papa Gregorio IX, confermato con bolla da Innocenzo IV pochi giorni prima della sua morte.

N.B. Secondo la legislazione canonica, il «privilegio» è una concessione liberale, fatta dall’autorità superiore, che dispensare dalla regola vigente. I monasteri, soprattutto femminili, dovevano possedere beni per mantenersi. Chiara lotta fino alla fine per ottenere il «privilegio» di vivere una povertà radicale vissuta nell’abbandono di fede alla Provvidenza di Dio.

Consumata da lunga infermità, Chiara muore circondata dalle sue sorelle l’11 agosto 1253. La tradizione narra che un corteo di vergini guidate da Maria le abbia fatto da corona al momento del suo transito, profezia della sua canonizzazione ad opera di Papa Alessandro IV.

Guarda ogni giorno questo specchio [N.B. Per Chiara lo specchio è Cristo e la sua vita] o regina sposa di Gesù Cristo e in esso scruta continuamente il tuo volto … In questo specchio rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità, come potrai contemplare, per grazia di Dio, su tutto lo specchio. … Guarda con attenzione il principio di questo specchio: la povertà di colui che è posto in una mangiatoia e avvolto in pannicelli … Nel mezzo dello specchio poi considera l’umiltà santa, la beata povertà, le fatiche, le pene senza numero che egli sostenne per la redenzione del genere umano … Alla fine dello stesso specchio contempla l’ineffabile carità per la quale volle patire sull’albero della croce e su di esso morire della morte più vergognosa … Lasciati, dunque, accendere sempre più fortemente da questo ardore di carità, oh regina del Re celeste [Dalla quarta lettera di Chiara ad Agnese di Boemia

La parola che meglio può riassumere la vita di Chiara è sequela: sequela totale a Cristo Signore, Sposo delle vergini, attraverso la guida di Francesco, ma in uno stile tipicamente femminile. Chiara, coinvolta dalla vita del Serafico Padre, scopre e segue le orme di Gesù, che la conducono fino alle vette più alte dell’ Amore Divino. Attraverso l’immagine dello specchio, cioè il confronto quotidiano con la vita di Gesù, impariamo da lei a farci continuamente discepoli e d imitatori del Signore.

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