Dal rifiuto alla missione (Mc 6,1-6) : domenica XIV per annum /B

La prima sezione della narrazione secondo Marco viene chiusa letterariamente da due brani legati alla missione: sperimentato il rifiuto da parte dei suoi conterranei, Gesù non solo va oltre personalmente (6,1-6), ma coinvolge i suoi discepoli nella stessa missione (6,7-13). Il brano di questa domenica rappresenta come la chiusura di un cerchio spaziale: partito da Nazaret (Mc 1,9) vi ritorna dopo un peregrinare verso il Giordano e da lì, poi, nel deserto, nella Galilea, alle due rive del lago di Tiberiade, fino a Cafarnao e adesso «uscito di là, egli va nella sua patria e i suoi discepoli lo seguono». L’annotazione dei discepoli è propria di Marco e ci fa essere presenti a quanto sta per accadere: anche noi, come discepoli nell’ascolto del Vangelo, siamo partecipi della storia che viene narrata.

Gesù, come sempre, svolge la sua missione insegnando e provocando un primo sentimento di stupore nella folla, che reagisce manifestando apertamente in sintesi le azioni compiute da Gesù in precedenza: una parola proferita con sapienza e un agire prodigioso. Lo stupore della folla devia verso un atteggiamento di squalifica verso la singolarità della sua persona, collocandola nel contesto di una realtà familiare nota e comune: in fondo, Gesù non è altro che uno come tanti. Così le parole di Gesù non sono accolte con fede e la sua capacità terapeutica si manifesta in modo minimo.

Il rifiuto, tuttavia, non spegne la fiamma della missione. Come con un colpo di reni letterario, la narrazione si conclude con una ripresa aperta all’oltre: «E percorreva i villaggi d’intorno, insegnando». Il contenuto di questo annuncio non può essere che il Regno, con le sue esigenze di conversione e apertura totale allo Spirito di Dio. È il Regno per il quale Gesù mostra di dedicare l’intera sua esistenza, una volta uscito dal misterioso periodo della vita nascosta a Nazaret. È interessante notare come dopo questo primo radicale rifiuto e il suo superamento, Gesù chiama i discepoli a condividere la sua missione (6,7-13). Lui per primo va oltre, mostrando ai discepoli come non debbano farsi bloccare dall’incomprensione o dalle ostilità.

Due riflessioni finali. La vita in comunità non manifesta, forse, in simbolo l’esistenza di Gesù, negli anni trascorsi a Nazaret e dintorni, vissuti nella ferialità del lavoro quotidiano, così banale in apparenza, ma misteriosamente feconda? Nel cammino di fede che il Vangelo di Marco ci aiuta a percorrere, ci stiamo avvicinando verso la scoperta della singolarità della persona di Gesù. Siamo pronti a scoprire questa singolarità divina nella sua dimensione umana? … senza confusione e senza divisione?

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