Dalla nebbia alla luce

Capita spesso qui a Montecasale (questo fenomeno è osservabile anche in altri conventi posti in alto, ad esempio a Le Celle di Cortona) di vedere giù nella valle la nebbia che da quassù appare come un mare che si stende davanti a chi osserva. È davvero uno spettacolo bello da contemplare.

Chi è giù in paese, però, è immerso nella foschia e non può certo rimirare tale bellezza, anzi vive una situazione di disagio sotto diversi aspetti: non perfetta visibilità, umidità, mancanza di luce solare. Tutto è confuso, non chiaro, non nitido, inconoscibile con precisione, non determinabile con esattezza, le linee degli oggetti appaiono sfumate e i confini della realtà labili. Questa situazione provoca una sensazione d’insicurezza, malinconia e smarrimento. Per molti può essere causa di vera e propria frustrazione o, addirittura, panico. Più è fitta la foschia e maggiore è tale sensazione. Ai più viene voglia di chiudersi in casa aspettando momenti migliori, che il calore dei raggi del sole disperda quella caligine vaporosa e torni visibile l’azzurro del cielo.

Salendo dalla valle verso l’Eremo si ha chiaramente la percezione di passare da una condizione disagio a una di serenità, dall’incertezza al conforto, dal caos al cosmo: dove tutto è individuato, definito, specificato, delineato, tutto appare nel suo splendore, senza nascondimenti. Si vedono le cose per quelle che sono. Bisogna però salire verso l’alto, staccarsi e uscire da quello stato d’incertezza, prendere la giusta distanza da essa per vederci bene.

Tale situazione rappresenta, in un certo modo, una metafora della vita: le vicende del vivere quotidiano ci provocano stanchezza, fisica e spirituale, dubbi, incertezze, paure. Tutto questo spesso sfocia in comportamenti incoerenti. Ci fanno scoprire aspetti che non pensavamo potessero esistere in noi, compiere azioni che mai pensavamo di poter commettere. Per ritrovare serenità in noi stessi bisogna, in un certo modo, salire in alto, elevarsi nella vita spirituale per distinguere le cose per quelle che sono. La salita al monte, l’ascesa rappresenta il nostro desiderio di andare verso la luce per acquistare una consapevolezza altra della realtà che ci circonda, imparare ad avere uno sguardo nuovo verso gli eventi che viviamo, le persone che incontriamo, le relazioni che intessiamo. Progredire nella vita spirituale ci fa diventare persone nuove, trasformate dalla conoscenza della luce vera.

Questa novità nello spirito, nella modalità di vivere il quotidiano, possiamo trovarla solamente in Colui che è capace di rinnovare tutte le cose. Per incontrarlo, però, è necessario staccarci dalle cose che ci tengono in basso, che provocano inquietudine, prenderne distanza per fare discernimento e mettersi in ascolto silenzioso. Forse all’inizio ci procurerà imbarazzo perché sarà per noi una situazione inusuale, ma con un po’ di perseveranza si scoprirà una ricchezza e bellezza che nessuna cosa al mondo può dare, e potremo esclamare con gioia le parole di s. Agostino:
«Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Tu eri dentro di me ed io ero fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.» Confessioni 10,27-29

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