DIO CI HA AMATI PER PRIMO

Il punto secondo del numero 45 delle Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini, continuando il pensiero del punto precedente sulla preghiera come respirazione d’amore, mediante la quale “l’uomo interiore si pone in ascolto della voce di Dio che parla al cuore”, afferma:

«Dio, infatti, che ci ha amato per primo, ci parla in molti modi: in tutte le creature, nei segni dei tempi, nella vita degli uomini, nel nostro cuore e specialmente mediante il suo Verbo nella storia della salvezza.»

La preghiera è dialogo d’amore dell’anima con Dio. In questo dialogo, il primo atto è l’ascolto da parte dell’uomo della voce di Dio che parla. È Lui per primo a parlare perché “ci ha amato per primo”. Come nell’incontro tra due innamorati, parla per primo chi si dichiara e l’altro sta ad ascoltare la dichiarazione.

C’è in questa frase un esplicito richiamo alla prima lettera di san Giovanni, in particolare il versetto 10 che così dice: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.» La dimostrazione di questo amore primario, consiste nell’incarnazione del Figlio: in esso il Padre si dichiara apertamente, compiendo in tal modo la nostra salvezza nell’amore. Su questo tema c’è anche il richiamo ad Ebrei 1,1-2:

«Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.»

Nei documenti della Chiesa si può vedere tra quelli del Concilio Vaticano II il n. 2 della Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum del 18 novembre 1965, nel quale viene fatta una bella sintesi riguardante il nostro argomento.

Questo parlare “mediante il suo verbo nella storia della salvezza” è il modo principale e più importante col quale Dio si rivela agli uomini ma non il solo.

Tale dichiarazione avviene anche attraverso la creazione. La Dei Verbum al n.3 così descrive la rivelazione “in tutte le creature”: «Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé.» Nella creazione si può ammirare la presenza del divino, nelle sue opere si può contemplare il suo amore.

Dio parla “nei segni dei tempi”. Al n. 11 della Costituzione Pastorale Gaudium et spes (La Chiesa nel mondo contemporaneo) del Concilio Vaticano II, datata 7 dicembre 1965, così è detto:

«Il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo, orientando così lo spirito verso soluzioni pienamente umane.»

Si tratta di discernere nei segni dei tempi la presenza e il progetto d’amore che Dio ha per l’umanità intera e per ogni uomo nella sua storia personale particolare. Così Dio parla anche “nella vita degli uomini”.

Il discernimento finale “negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini”, avviene “nel nostro cuore”: è quello il luogo delle decisioni importanti, dell’incontro vero, profondo e personale con Colui «che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.» (Benedetto XVI, Deus caritas est, 1)

«Siccome Dio ci ha amati per primo, l’amore adesso non è più solo un « comandamento », ma è la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro.» (idem)

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