Francesco: un ragazzo normale

«Viveva ad Assisi, nella valle Spoletana, un uomo di nome Francesco. Dai genitori fu allevato fin dall’infanzia in modo dissoluto secondo le vanità del mondo e, imitando la loro misera vita, egli stesso divenne ancor più frivolo e vanitoso.» Fonti Francescane 317

Questo è l’inizio della Vita Prima di Tommaso da Celano che, in poche righe, mostra l’infanzia ‘viziata’ del futuro santo. Francesco, figlio del ricco marcante di stoffe Pietro Di Bernardone, cresce tra gli agi e le frivolezze di una vita mondana,

«sciupando e consumando miseramente il tempo dall’infanzia fin quasi al suo venticinquesimo anno. Anzi, precedendo in queste vanità tutti i suoi coetanei, si era fatto promotore ed emulo di mali e di stoltezze. Oggetto di meraviglia per tutti, cercava di eccellere sugli altri ovunque e con smisurata ambizione: nei giochi, nelle raffinatezze, nelle parole scurrili e sciocche, nei canti, nelle vesti sfarzose e fluenti. E veramente era molto ricco, ma non avaro, anzi prodigo; non avido di denaro, ma dissipatore; mercante avveduto, ma munificentissimo per vanagloria; di più, era molto cortese, accondiscendente e molto affabile, sebbene a suo svantaggio.» FF 320

Francesco era un ragazzo del suo tempo, al quale piaceva divertirsi come tutti gli altri giovani, seppur in cose non proprio sane per l’anima. Che cosa accadde che lo condusse a un così radicale cambiamento? Voleva diventare cavaliere, aveva grandi ambizioni, cosa avvenne che provocò in lui un tale mutamento di vita?

Francesco all’inizio del Testamento parla dell’incontro con i lebbrosi come evento che ha causato in lui così grandi ripensamenti sulla sua esistenza. Francesco attribuisce questo fatto al Signore (cf. FF 110) che con la Sua Grazia «lo trasformò, perché, per mezzo suo, i peccatori ritrovassero la speranza di rivivere alla grazia, e restasse per tutti un esempio di conversione a Dio.» FF 321

Anche con Francesco, tramite i fratelli lebbrosi, «Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono». 1Cor 1,28

Tommaso da Celano narra anche di una malattia, forse precedente all’incontro con i lebbrosi, che dà modo a Francesco, che si apprestava a partire per le Puglie per diventare cavaliere, di meditare sul senso della vita e sul creato (vd. FF 322-323). In quei giorni accadde qualcosa che lentamente porterà al radicale mutamento.

Francesco, figlio di Pietro Di Bernardone, primogenito di un benestante mercante di Assisi, aveva tutto e poteva permettersi tutto, però, «muovendosi tra dissolutezze di ogni specie, poiché è permesso fare tutto quello che piace» (FF 319), capì di non essere felice. Avrebbe potuto continuare a fare finta di divertirsi con gli amici, ma la sua anima reclamava autenticità: doveva smettere di apparire felice per finte gioie e cercare la felicità vera. I suoi alti ideali si sarebbero realizzati solo facendo verità in se stesso.

Francesco rinuncia a partire per le Puglie e comincia a frequentare luoghi appartati, per meglio capire quello che voleva veramente. Egli aveva un amico che «conduceva con sé in posti solitari e adatti al raccoglimento, rivelandogli di aver scoperto un tesoro grande e prezioso. L’amico, esultante e incuriosito, accettava sempre volentieri l’invito di accompagnarlo.»

Alla periferia di Assisi c’era una grotta, Francesco, portandosi dietro l’amico, vi si ritirava spesso.

«Vi entrava lasciando fuori il compagno ad attenderlo e, pieno di nuovo insolito fervore, pregava il Padre suo in segreto.» «Supplicava devotamente Dio eterno e vero di manifestargli la sua via e di insegnargli a realizzare il suo volere. Si svolgeva in lui una lotta tremenda, né poteva darsi pace finché non avesse compiuto ciò che aveva deliberato. Mille pensieri l’assalivano e lo facevano molto soffrire con la loro insistenza. Bruciava interiormente di fuoco divino e non riusciva adissimulare esternamente il fervore della sua anima. Deploravai suoi gravi peccati, le offese fatte agli occhi della divinamaestà. Ormai le vanità del passato o del presente non avevano per lui più alcuna attrattiva, ma non si sentiva sicuro di saper resistere a quelle future. Si comprende perciò come, facendo ritorno al suo compagno, fosse tanto spossato da apparirediverso da come era entrato. » FF 329

Francesco vive una grande crisi esistenziale e scopre una presenza interiore che dà senso alla sua vita, scopre l’Amore Vero che il mondo, con le sue ricchezze e vanità, non avrebbe potuto in alcun modo dargli. Agli amici che, vedendolo così cambiato, gli chiedevano se avesse deciso di sposarsi, «egli rispondeva: “prenderò la sposa più nobile e bella che abbiate mai vista, superiore a tutte le altre in bellezza e sapienza”. E veramente sposa immacolata di Dio è la vera Religione che egli abbracciò e il tesoro nascosto è il regno dei cieli, che egli cercò così ardentemente.» FF 331

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