Il cercatore cercato

In riferimento al giovane Francesco d’Assisi, figlio di Pietro di Bernardone, si può affermare che fosse un cercatore di Dio?

Ci sono vari brani nelle Fonti Francescane che ci possono aiutare a delineare l’indole del giovane Francesco. Nella Leggenda dei tre Compagni (FF 1394ss), così viene descritto:

«Giunto all’età adulta e dotato di ingegno acuto, egli prese a esercitare la professione paterna, cioè il commercio, ma con stile completamente diverso. Francesco era tanto più allegro e generoso, dedito ai giochi e ai canti, girovagava per la città di Assisi giorno e notte con amici del suo stampo, tanto generoso nello spendere da dissipare in pranzi e altre cose tutto quello che poteva avere o guadagnare. Per questo motivo i genitori gli rimproveravano di fare spese così esagerate per sé e per gli altri, da sembrare non loro figlio, ma il rampollo di un gran principe. Ma siccome erano ricchi e lo amavano teneramente, lasciavano correre su quel comportamento, non volendolo contristare.» FF 1396

Anche se formalmente i genitori disapprovavano i comportamenti del giovane, nella sostanza veniva cresciuto come “il rampollo di un gran principe”, viziato e libertino, e siccome erano ricchi, quindi i soldi non mancavano, gli veniva concesso di fare tutto ciò che gli passasse per la testa, “non volendolo contristare” piuttosto che educarlo. «Tuttavia, per indole quasi naturale, era cortese nel comportamento e nel conversare. E seguendo un proposito nato da convinzione, a nessuno rivolgeva parole ingiuriose o sporche.» (idem) Era comunque un giovane che cercava di darsi dei principi, in ricerca di un modo giusto e coerente di stare al mondo.

«Queste virtù di natura furono come gradini che lo elevarono fino alla grazia di poter dire a se stesso: “Dal momento che sei generoso e cortese verso persone dalle quali non ricevi niente, se non un’effimera vuota simpatia; ebbene, è giusto che tu sia generoso e cortese anche con i poveri, per amore di Dio che contraccambia tanto largamente”. Da quel giorno vedeva volentieri i poveri e distribuiva loro elemosine in abbondanza; infatti, benché fosse commerciante, aveva il debole di sperperare le ricchezze di questo mondo.» FF 1397

Da queste poche battute, si capisce quanto Francesco fosse in ricerca di un personale modo di vivere, di una verità che desse senso alle contraddizioni che vedeva nella società in cui era immerso e che, in qualche modo, influenzavano anche i suoi comportamenti. Come tutti i giovani, anche Francesco cercava una sua identità, una propria modalità esistenziale, basata su criteri e valori che scopriva e faceva propri facendone esperienza nelle varie situazioni quotidiane. Nel suo animo era aperta anche la questione Dio, sentita come un bene, una relazione da coltivare e approfondire, che poteva migliorare ulteriormente la sua persona, rendendolo sensibile anche verso i fratelli più bisognosi.

Assisi entrò in guerra con Perugia, e «Francesco fu catturato con molti suoi concittadini e condotto prigioniero a Perugia», dove vi rimase per circa un anno, distinguendosi per bontà d’animo e giovialità nonostante la prigionia (vd. FF 1398).

La Leggenda dei tre Compagni pone di seguito due sogni di Francesco, riportati anche in altri testi delle Fonti, che segneranno le sue scelte future. Il primo (FF 1399) è inerente al suo desiderio di partire per un’impresa militare in Puglia «per essere creato cavaliere da un certo conte Gentile». Francesco si dedica alacremente ai preparativi per mettere in pratica questo progetto ma una notte, mentre

«stava dormendo, gli apparve uno che, chiamatolo per nome, lo condusse nello splendido palazzo di una bellissima sposa pieno di armature, cioè scudi splendenti e simili apparati di guerra che spettano al decoro dei cavalieri. Francesco, mentre dentro di sé si chiedeva in silenzio e con meraviglia che cosa fosse tutto questo, domandò a chi appartenessero quelle armi così splendenti e quel palazzo meraviglioso. Gli fu risposto che tutto quell’apparato insieme al palazzo era suo e dei suoi cavalieri.»

Francesco intese «la visione come un presagio di eccezionale fortuna» per tale progetto. Tuttavia, il giorno immediatamente precedente al sogno, Francesco «aveva donato a un cavaliere povero tutti gli indumenti, sgargianti e di gran prezzo, che si era appena fatto fare.» (FF 1400) Tale gesto è sicuramente dettato dalla sua nobiltà d’animo e dal restare coerente ai suoi principi, segnale evidente che in cuor suo non era tanto sicuro che quell’impresa militaresca fosse la via giusta per realizzare il desiderio di avere onori e fama.

«Messosi dunque in cammino per raggiungere la Puglia, arrivò fino a Spoleto e qui cominciò a non sentirsi bene.» Francesco non percorre molta strada che qualcosa in lui si incrina: il ricorso alla violenza certamente non rientrava negli atteggiamenti da lui praticati e praticabili, anche se il fine poteva apparire nobile.

Le scienze psicologiche insegnano che spesso i sogni svelano qualcosa del nostro inconscio e la loro giusta interpretazione può permettere di fare chiarezza in noi stessi.

«Mentre stava riposando, nel dormiveglia intese qualcuno che lo interrogava dove voleva andare. Francesco gli espose per intero il suo progetto. E quello: “Chi può esserti più utile: il padrone o il servo?”. E avendo lui risposto: “Il padrone”, quello riprese: “Perché dunque abbandoni il padrone per il servo, e il principe per il suddito?”. Allora Francesco domandò: “Signore, che vuoi che io faccia?”. E la voce: “Ritorna nella tua città e ti sarà detto che cosa devi fare; poiché la visione che ti è apparsa devi interpretarla in tutt’altro senso”.» FF 1401

Come un novello san Paolo sulla via di Damasco (chiaro è il riferimento all’episodio di Atti 9), ode la voce ma non scorge chi gli parla, solamente è cosciente della verità sul suo desiderio profondo che gli è stata manifestata e sulla cattiva interpretazione del primo sogno.

«Destatosi, egli si mise a riflettere attentamente su questa rivelazione. E come la prima visione lo aveva proiettato quasi totalmente fuori di sé per la grande gioia nata dal desiderio di successi temporali, così questa nuova visione lo raccolse tutto dentro di sé.» idem

La verità che cercava, la via per la realizzazione dei suoi desideri più intimi, della sua felicità, si era svelata come una presenza personale che conosceva i segreti del suo cuore.

«Spuntato il mattino, in gran fretta fece ritorno verso Assisi, lieto e pieno di esultanza. Ed era in attesa che il Signore, il quale gli aveva inviato queste visioni, gli svelasse la sua volontà, indicandogli con il suo consiglio la via della salvezza. Mutato interiormente, non gli importava più di andare in Puglia e desiderava solo di conformarsi al volere divino.» idem

Francesco, cercatore di verità e giustizia, seguiva le proprie idee per realizzare i suoi progetti per diventare un cavaliere gentile e generoso. In questa ricerca, gli venne incontro non una cosa o un ideale ma una persona, l’unica che poteva appagare i desideri profondi del suo cuore.

Come dire la Pasqua

Come dire la Pasqua? Nei paesi dell’oriente cris6ano, da questa notte chiunque s’incontri per la strada si scambia un saluto che è soprattutto un annuncio

Leggi »