I cappuccini in Palestina, Egitto e nella regione del Maghreb, formata dal Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. Parte terza

Che dire poi della pazienza nel sopportare un padrone scellerato e disumano, di fra Ludovico d’Alcamo, trattato a suon di nerbate e scudisciate, e quando venduto ad un padrone più umano ne approfittò per riportare alla fede i traviati e confermare i vacillanti. Non possiamo tacere la testimonianza silenziosa di fra Macario, che fatto schiavo, fu gettato a languire in un ergastolo, dove morì di stenti. La stessa sorte sembrava toccare anche a fra Arcangelo Diotallevi, uomo totalmente di Dio nei digiuni pressoché continui, nelle veglie notturne, sempre intento a riprodurre in sé la passione di Cristo, che sacrificò la sua vita per la salvezza dei peccatori. Trovandosi ad Algeri tra gli schiavi, per la sua testimonianza cristiana di evangelizzatore, ricevette “dai Mori flagelli e prigionie” (p. 423). Consumò la sua esistenza pregando e predicando. Clemente VIII indisse il primo giubileo del 1600 e incaricò due cappuccini di portare la misericordia di Cristo agli schiavi in Barberia: erano fra Ambrogio, detto Soncino, che rimasto vedovo a 40 anni si fece cappuccino e arrivò ad Algeri insieme a fra Ignazio da Bologna nel 1601. Il nostro Ambrogio predicò per ben due ore sulla grazia del giubileo e invitò i presenti con tanto fervore che ci furono numerose conversioni e la grazia di Dio scese abbondante. I santi cappuccini furono accusati di tradimento come spie degli spagnoli e per precauzione imprigionati. Fra Ambrogio si ammalò gravemente e morì.

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