Seguendo le riflessioni del nostro fra Rocco veniamo a sapere che le missioni dei Cappuccini in Europa andavano da Costantinopoli a Dublino, da Parigi a Mosca ed incontriamo due pionieri. Il primo è fra Giovanni Zuaze, che ebbe i natali nientemeno che a Medina del Campo, dimora di san Giovanni della croce. Sembra che questi Giovanni Zuaze fosse piccolo di statura. Gracile per costituzione, ma di tempra d’acciaio nello spirito, peregrinò finché trovò la sua dimora tra i cappuccini toscani e lo incontriamo a Montepulciano. Nel luogo della Maddalena c’era una grotta, intorno alla quale, ancora oggi, si intuisce il profumo delle sue virtù e il suono dei dialoghi mistici con l’amato “N.S. Jesù Christo” (p.51). Vino e carne li guardava da lontano perché di solito digiunava. Nel vestito rassomigliava al Battista, perché era tutta una toppa. Camminava scalzo e lo riconoscevi da lontano per il penzolare di una corda ruvida, a guisa di canapo, che gli avvolgeva i fianchi. Sotto un duro cilicio, dal suo volto emanava una luce calda e accogliente e dalla sua bocca uscivano solo parole di edificazione. Il suo volto di bimbo innocente era l’espressione della gioia e “dava allegrezza ad ogn’un che lo mirava” (p.50) e nel suo cuore bruciava l’ansia del martirio.

L’altro Giovanni era originario di Troja nella Puglia e conobbe i Francescani scalzi in Spagna. Sentendo le gesta dei martiri, tanto si infiammò d’amore per la salvezza dei fratelli, che ottenne l’obbedienza di andare nel paese dei Berberi, sulle spiagge africane, insieme a un confratello. Appena arrivati, annunziarono Gesù Cristo e quindi… “furono flagellati e gittati in una vecchia cisterna. Ventidue giorni restarono nella medesima, ed in questi fu gittato loro lordume per cibo, affinchè vi perissero di fame e di lezzo” (p.51). Ma ancora non era giunta la loro ora: furono di nascosto aiutati da altri cristiani ed ebrei e poi rimpatriati. La sete del martirio, però, continuava ad animare il nostro Giovanni: sentendo parlare in Spagna dei Cappuccini, subito venne a Roma nel 1530 e ne abbracciò la vita. Passò per Montecasale, facendosi conoscere per una vita austera fino all’eroismo: un solo abito e il cibarsi di pochi legumi l’accompagnarono per tutta la vita. La passione di Cristo lo inondava di amore e compassione. Un giorno piangeva forte davanti a Gesù crocefisso e Gesù gli chiese perché piangesse. Il nostro Giovanni ebbe a dire tra le lacrime: “Piango perché veggo che tu versasti dalla tua croce tutto il tuo sangue per me, ed io per te neanche una stilla” E Gesù di rimando: “Brami il martirio? L’avrai” (p.52). (continua)

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