Papa Francesco nel secondo capitolo nell’Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo Gaudete et exsultate, parla di due sottili nemici della santità: lo gnosticismo e il pelagianesimo.

Il primo pone nella conoscenza la capacità di trovare conforto e illuminazione, di elevarsi spiritualmente e sperimentare una gratificazione beatifica raggiungendo così la propria salvezza, liberandosi dai condizionamenti ed errori che possono derivare dalla non conoscenza. È una dottrina, però, non aperta al trascendente, tutto è conoscibile con le proprie forze intellettive. Ci sono molte scuole e dottrine dette New Age che si muovono in quest’ambito di pensiero.
«Lo gnosticismo è una delle peggiori ideologie, poiché, mentre esalta indebitamente la conoscenza o una determinata esperienza, considera che la propria visione della realtà sia la perfezione. A volte diventa particolarmente ingannevole quando si traveste da spiritualità disincarnata. Infatti, lo gnosticismo per sua propria natura vuole addomesticare il mistero, sia il mistero di Dio e della sua grazia, sia il mistero della vita degli altri.» Gaudete et exsultate n.40
«Riesce a soggiogare alcuni con un fascino ingannevole, perché l’equilibrio gnostico è formale e presuppone di essere asettico, e può assumere l’aspetto di una certa armonia o di un ordine che ingloba tutto.» n.38
«Grazie a Dio, lungo la storia della Chiesa è risultato molto chiaro che ciò che misura la perfezione delle persone è il loro grado di carità, non la quantità di dati e conoscenze che posso accumulare. Gli “gnostici” fanno confusione su questo punto e giudicano gli altri sulla base della verifica della loro capacità di comprendere la profondità di determinate dottrine. Concepiscono una mente senza incarnazione, incapace di toccare la carne sofferente di Cristo negli altri.» n.37
Non è la conoscenza delle cose che dà salvezza, non il sapere per il sapere, ma la conoscenza di Cristo fa comprendere nella verità se stessi. È qualcosa di profondo, esistenziale, intimo, che palesa a ognuno quello che è: Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo (cf. Gaudium et spes n.22).

L’altro sottile nemico della santità presentato da Papa Francesco è il pelagianesimo, che attribuisce alla volontà umana e allo sforzo personale ciò che gli gnostici attribuivano all’intelligenza. È la volontà che occupa il posto del mistero e della grazia.
In realtà «la mancanza di un riconoscimento sincero, sofferto e orante dei nostri limiti è ciò che impedisce alla grazia di agire meglio in noi, poiché non le lascia spazio per provocare quel bene possibile che si integra in un cammino sincero e reale di crescita. La grazia, proprio perché suppone la nostra natura, non ci rende di colpo superuomini. Pretenderlo sarebbe confidare troppo in noi stessi. La grazia agisce storicamente e, ordinariamente, ci prende e ci trasforma in modo progressivo.» n.50
«Abbiamo bisogno di riconoscere gioiosamente che la nostra realtà è frutto di un dono, e accettare anche la nostra libertà come grazia. Questa è la cosa difficile oggi, in un mondo che crede di possedere qualcosa da se stesso, frutto della propria originalità e libertà.» n.55
L’esempio della preghiera del fariseo al Tempio è attuale anche oggi (cf. Lc 18,10ss).
«Solo a partire dal dono di Dio, liberamente accolto e umilmente ricevuto, possiamo cooperare con i nostri sforzi per lasciarci trasformare sempre più. La prima cosa è appartenere a Dio. Si tratta di offrirci a lui che ci anticipa, di offrirgli le nostre capacità, il nostro impegno, la nostra lotta contro il male e la nostra creatività, affinché il suo dono gratuito cresca e si sviluppi in noi.» n.56

Così il cammino di santità del cristiano «trova pienezza di senso in Cristo e si può comprendere solo a partire da lui. In fondo, la santità è vivere in unione con lui i misteri della sua vita.» n.20
«Il disegno del Padre è Cristo, e noi in lui. In definitiva, è Cristo che ama in noi, perché la santità non è altro che la carità pienamente vissuta. Pertanto, la misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua.» n.21
Questo è ciò che ci salva l’uomo, facendogli scoprire che è “figlio di Dio”, immensamente amato da un Padre che si dona continuamente a lui nel Figlio per puro amore, senza riserve, perché è Amore Vero, Amore Puro.
San Paolo nella Lettera ai Galati 2,20 arriverà a dire: «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.» Il cristianesimo è un cammino di “cristificazione”.

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