Nato Gesù a Betlemme di Giudea, … alcuni magi vennero da oriente a Gerusalemme … Entrati nella casa, videro il bambino e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2, 1.11)

Il testo evangelico non dice nulla di più su questi personaggi misteriosi che seguirono in cammino la stella, da lontano fino al luogo dove era nato il bambino Gesù. Ma la tradizione cristiana successiva, tanto complessa quanto devota, lungo la storia ne ha costruito un’immagine ormai consolidata, dando loro nomi e fattezze. Così nei nostri presepi ne collochiamo tre, uno dei quali ha il viso scuro, segno di radici africane.

In sintesi e in ordine cronologico abbiamo: la codificazione del numero tre, fin dal II secolo; della loro regalità dagli inizi del VI secolo; dei loro nomi, in pieno VI secolo; dei luoghi della loro provenienza, dall’VIII secolo; in dipendenza dalla quale spunta il colore scuro di uno di essi, dopo il XII. Sigillo finale di questa storia sono le reliquie portate a Colonia nel 1164.

Nella chiesa occidentale si è imposto presto il numero dei tre magi, forse da un’omelia di Origene (omelia 14 sul Genesi, n. 26). Solo nella chiesa di Siria si pensò al numero di dodici, accompagnati da un grande seguito (così per Dionigi bar Salibi). I riformatori protestanti del XVI secolo si scagliarono contro questa precisazione numerica, come Calvino che scrive: «i cattolici sostengono come bambini che siano stati tre re, in rapporto al numero dei doni». Ma invano! La devozione verso i tre magi si è diffusa anche nelle chiese riformate.

Che i magi fossero anche dei re è un’ipotesi avanzata per la prima volta da Cesario di Arles, a detta del quale i magi sarebbero stati dei re per via del dono dell’oro: il dono della corona d’oro (aurum coronarium) era simbolo del potere che un re poneva ai piedi del re nuovo o vincitore in atto di sottomissione (Cesario, Sermone 139).

L’incertezza sui loro nomi dura a lungo, fino in pieno VI secolo, quando compaiono Gaspare, Melchiorre e Baldassarre nell’Excerpta Latini Barbari. Questi nomi sono inseriti nel mosaico che li rappresenta a sant’Apollinare nuovo in Ravenna, segno di un’attestazione ormai condivisa.

Beda il Venerabile è il primo a identificare i magi come rappresentanti dei tre continenti e discendenti dai figli di Noè (cf il commento a Mt 13). Si richiama così all’universalità dei popoli e dei credenti: Gaspare è visto come un giovane senza barba, Melchiorre come un vecchio barbuto, Baldassarre assumerà fattezze scure di pelle. Le diverse età invitano i credenti a identificarsi con l’uno o con l’altro.

Che Baldassarre sia di colore diventa concezione comune nel XII per la letteratura (cf Elisabetta di Schönau), dal XV anche nelle diverse rappresentazioni artistiche.

Infine, tutta questa storia devozionale sui personaggi dei Magi non poteva non trovare un simbolo pregnante nelle loro reliquie. La loro presenza è testimoniata a Milano, quando nel 1164 l’imperatore Federico Barbarossa le fece trasferire a Colonia come punizione per la rivolta della città contro se stesso. Da allora sono ancora custodite nel duomo di Colonia.

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