Le genti e Israele

Fratelli, a voi genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti? Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a DIo e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti! (Rom 11,13-15.29-32)

Questi versetti, che la liturgia di oggi ha estrapolato da un brano più lungo e compatto (Rom 11,11-36), toccano un punto importante nella riflessione di Paolo, legato molto concretamente sia alla comunità alla quale è indirizzata la lettera, sia alla sua stessa vicenda personale. L’inizio del brano identifica subito i destinatari della lettera e Paolo. Loro appartengono alle «genti», ai popoli, cioè, che non sono discendenza di Abramo, diversamente da Israele, chiamato ad essere popolo di Dio nella fedeltà alle sue promesse. Per loro, tuttavia, Paolo ha dedicato la vita nel ministero (letteralmente «diaconia»), tanto da autoproclamarsi qui «apostolo delle genti».

Ora la diaconia di Paolo è l’annuncio della misericordia di Dio, operata nell’evento Cristo. La tensione fra disobbedienza e obbedienza unisce le genti e Israele sotto un’unica prospettiva di fede. Lo illustra, in alcuni versetti non riportati nella lettura liturgica, attraverso l’immagine dell’olivo selvatico, innestato in quello buono (Rom 11,16-21). Alla fine si tratta di un vero paradosso: quello dell’agire di Dio che quasi mette all’angolo l’umanità perché non possa sfuggire alla sua Provvidenza. Portata all’estremo della disobbedienza, sia nelle genti che in Israele, di fronte alla fedeltà di Dio l’umanità è condotta ad accogliere la misericordia manifestata in Cristo, nel quale tutti hanno pace e accesso alla grazia di Dio (Rom 5,1-5).

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