L’Enjambement. Prima parte: la ricerca della Verità

In campo letterario l’enjambement è una figura retorica, per lo più usata in poetica, consistente nella non coincidenza della fine della frase con quella del verso, cioè nel sospendere il termine compiuto della proposizione andando a capo e proseguendo nel rigo successivo. Questa struttura stilistica provoca una sospensione nel senso del discorso, una pausa che genera attesa e quindi una certa suspense: si deve aspettare per sapere come va a finire, anche se tale indugiare nella sintassi è breve poiché nella continuazione della riga successiva si ha lo scioglimento dell’incertezza creata dall’enjambement.
È, in qualche modo, mettere un attimo il discorso in pausa, tirare un piccolo respiro, una sosta di riflessione quasi impercettibile, che consente al lettore di immaginare, creare un suo possibile proseguo e finale. Si produce un infinitesimale spazio temporale riempito, il più delle volte inconsciamente, da una meditazione personale frutto della propria fantasia, del proprio vissuto, dei propri desideri e speranze.
L’enjambement fa nascere un momento creativo e meditativo: Quale sarà il finale? Io come continuerei? Avrei proseguito come l’autore o in un altro modo? E perché?

Le domande che sorgono, scaturendo dal nostro mondo interiore, fanno sì che la riflessione verta sulla nostra esistenza, sulle nostre scelte, sul nostro modo di approcciarsi alla vita. L’enjambement ci costringe a conoscerci e, di conseguenza, a fare scelte, a prendere decisioni.
Ogni nostra decisione non è mai soltanto per noi stessi, coinvolge anche le nostre relazioni, i nostri affetti, le persone care come i semplici conoscenti o gli estranei. Può sembrare un’esagerazione, ma a ogni scelta nel nostro mondo interiore corrispondono atteggiamenti che si ripercuotono inevitabilmente all’esterno, originando effetti positivi o nocivi nella vita delle persone con cui veniamo a contatto. Di riflesso, tali effetti esterni, torneranno come un boomerang a incidere sulla nostra interiorità, con risultati spesso direttamente proporzionati ai nostri comportamenti. Bisogna conoscerci bene, quindi, per agire secondo decisioni che per noi stessi possono essere buone o portare effetti negativi. Si deve fare un discernimento e valutare, in sincerità di cuore, cosa desideriamo veramente: in una parola, dobbiamo fare “verità” in noi stessi.

Per scoprire quale sia la verità su noi stessi, bisogna prima creare delle circostanze previe: fare silenzio, sgomberare la mente da pensieri che possono distrarci, per poi metterci in ascolto, inabissandoci nell’oceano della nostra anima per sentire la voce della nostra coscienza che parla. Tutto questo va fatto quotidianamente, è una necessità insita nella natura umana: ogni giorno bisogna prendersi degli “enjambement” per riflettere e proseguire sulla riga giusta. L’alternativa a questo è vivere in continuo affanno, perdendo il senso del nostro stare al mondo, del nostro agire, il gusto della vita.

Nel Vangelo ho scoperto uno degli enjambement più importanti di tutta la storia dell’umanità, anzi il più importante, che definirei l’Enjambement per eccellenza, perché gli effetti scaturiti da quella decisione hanno influenzato generazioni di persone nei secoli a seguire. Quella singola scelta, fatta migliaia di anni fa da una semplice e umile adolescente, ha determinato l’intera storia del mondo, facendo sviluppare gli eventi in una direzione piuttosto che in un’altra. Parlo del ‘Fiat’ di Maria di Nàzaret.
All’annuncio dell’angelo Maria chiede di capire, non dubita che la proposta sia veritiera, che possa realizzarsi, ma domanda di sapere come avverrà per aderirvi completamente, con tutta se stessa. A seguito delle delucidazione dell’angelo, Maria decide. Deve decidere, perché l’angelo non se ne va ma attende un verdetto. Così san Bernardo descrive quel supremo momento:

«Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita. Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.»
«Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.
“Eccomi”, dice, “sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38).»
(Dalle Omelie sulla Madonna, di san Bernardo, abate, Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54)

Maria capisce che quella proposta è, in realtà, tutto ciò che lei desiderava, che avrebbe appagato tutte le sue aspettative: donarsi a Dio, essere la sua ancella, accogliere in lei pienamente il messaggio di salvezza, di speranza, d’amore che sentiva ardere nel suo cuore, e portarlo a ogni figlio di Dio in attesa, a tutte quelle persone bloccate nei dubbi della vita, nei propri enjambements personali ancora senza un proseguo, diventati ormai un’impasse senza prospettive, senza un a capo per poter continuare o ripartire, impantanate in un guado apparentemente senza via d’uscita, senza una vera speranza di poter risorgere in una nuova vita.
Qual è stato l’elemento che ha determinato la decisione di Maria? L’amore!

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