Maria Maddalena Martinengo

Margherita Martinengo nacque a Brescia il 4 ottobre 1687 da una nobile famiglia. D’intelligenza precoce e brillante, ricevette un’ottima educazione e acquisì una notevole cultura, soprattutto nelle lettere italiane e latine. La sua prima comunione fu per lei drammatica: cadutale a terra la sacra particola per la forte commozione, dovette raccoglierla da terra con la lingua e temette di aver grandemente offeso il Signore. Vinte le ostilità da parte dei familiari e delle persone a lei vicine, entrò nel monastero delle Cappuccine di Santa Maria della Neve l’8 settembre 1705, dove rimarrà fino alla morte per trentadue anni. L’anno di noviziato fu per lei una croce, guidata da una maestra estremamente rigida, insieme a consorelle novizie gelose, venendo persino indicata come «non adatta» alla vita religiosa. Superate le difficoltà, fece la sua professione religiosa nel 1706. La contessa Margherita, ora suor Maria Maddalena, si sottopose, con grande spirito di abnegazione, ad ogni umile servizio richiestole: fu cuoca, ortolana, fornaia, sguattera, spazzina, guardarobiera, lavandaia, laniera. Ma svolgerà, in seguito, anche i delicati compiti di rotara, maestra delle novizie e badessa. Nel frattempo, venne ricolmata da parte del Signore di numerosi doni mistici, tutta consumata interiormente dal fuoco dell’Amore divino. Ricevette le cosiddette stimmate invisibili, vivendo un «matrimonio mistico» e un considerevole numero di visioni e colloqui celesti. Le sue penitenze furono così dure e profonde che qualcuno l’ ha definita la «santa Veronica Giuliani del nord». Il corpus dei suoi scritti, tra i quali spicca l’Autobiografia, rappresenta una preziosa testimonianza sulla sua vita interiore e sulle grazie accordatele dalla Divina Provvidenza. Come spesso accade, tutto questo le valse, ancora una volta, l’invidia e l’astio di alcune sue consorelle, che non le risparmiarono amarezze e sofferenze. Ritiratasi in infermeria a causa delle sue precarie condizioni di salute, fece ritorno alla Casa del Padre il 27 luglio 1737. Papa Leone XIII la beatificò il 3 giugno 1900.

L’anima umile fissa prima di tutto il suo sguardo nell’umanità sacrosanta di Gesù Cristo, Dio e uomo, e in essa vede l’espressione massima della più alta santità. Se ne forma l’immagine nella mente, formula dentro di sé il proposito di imitarlo, realizza questo proposito con l’azione e si trasforma all’interno e all’esterno imitando Gesù Cristo. (Dal Trattato sull’umiltà della beata Maria Maddalena Martinengo)

La vita della beata Maria Maddalena ci rammenta una virtù non troppo di moda oggi: l’umiltà. Sottoposta ai lavori più pesanti e difficili, costretta a privazioni di ogni genere, derisa e perseguitata dalle altre suore, non cedette mai alla tentazione dello scoraggiamento o della rivalsa, ma affrontò tutto con amore e disponibilità al sacrifico, accettando ogni cosa per amore di Gesù, lo Sposo Crocifisso. Schiavi del nostro «orgoglioso io», troppo spesso non riusciamo ad accettare neanche la più piccola critica o mortificazione. La vita della beata Maria Maddalena ci aiuti ad assumere quella disponibilità evangelica che ci porti ogni giorno a servire e non ad essere serviti. 

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