Nel Vallese dalla fede smorta

Il Vallese è un Cantone a sud della Svizzera che dal 1529 divenne un alleato stabile della Confederazione Svizzera. Fu qui che Clemente VIII chiese a fra Cherubino di portare la testimonianza missionaria dei cappuccini per arginare la corruzione, la tiepidezza perché gli innamorati di Cristo e della verità non potevano sopportare un clero sprofondato nei vizi che non credeva più nei sacramenti, faceva venire in odio la Chiesa di Roma e che ormai si era lasciato abbindolare dagli eretici. La strategia di fra Cherubino fu di mettere fra Sebastiano da Moriana ed Agostino d’Asti in San Gingolfo sulla frontiera perché da lì svolgessero senza dare troppo nell’occhio la loro missione. Più che le parole dei fraticelli parlavano le loro opere che scaturivano da una vita santa piena di austerità, affabilità e dedizione e il pane che masticavano era intriso di sudore apostolico ovunque portando il buon profumo di Cristo, privi come Pietro e Giovanni di oro e argento ma ricchi della fede nel Signore Gesù crocifisso. La missione si svolgeva in luoghi dove c’erano “famiglie che professavano apertamente il calvinismo, i sacramenti e la predicazione dimenticati, il popolo ignorante e scostumato” (p. 308). I nostri frati impossibilitati di predicare nelle chiese, lo facevano nelle piazze e dopo tre mesi rifiorì la vita cristiana e quasi tutte le famiglie abbandonarono il calvinismo. Volendo allargare il raggio della missione si spinsero nel Basso Vallese e qui ricevettero insulti, ingiurie e percosse ma la carità si riaccese maggiormente nei loro cuori portando copiosi frutti di conversione e penitenza tra il popolo. I vescovi rimasero entusiasti della testimonianza cappuccina che si preoccupava non soltanto di servire il Signore nella vita fraterna ma anche di bramare la salvezza delle anime, chiesero che fossero inviati dei cappuccini che conoscessero il tedesco per evangelizzare i cantoni dove non si parlava il francese. Così ai due cappuccini di lingua francese ne furono aggiunti altri due lingua tedesca e il buon combattimento ebbe inizio anche con l’aiuto del famoso fra Cherubino, il gigante delle dispute dottrinali con gli eretici. I fratelli protestanti, a quei tempi focosi, “vennero alle solite armi e lo spacciavano per furioso, energumeno, perturbatore del popolo, predicatore di male fede e di pessimi costumi, seduttore della marmaglia” (p.311), ma il nostro frate faceva risplendere la luce di Cristo su tante nefandezze usando il metro della verità nella carità, mai scendendo al loro basso calibro. In nome di Cristo fra Cherubino sopportò ogni tipo di persecuzione da parte dei protestanti che già avevano visto abbandonare le loro file più di centodiecimila adepti riportati all’unico ovile di Cristo dalla sua vita santa, dalle dispute accese, dalla predicazione nelle chiese, nelle piazze, nelle città e nelle campagne e “quel solo che ne disse san Francesco de Sales bastava per un panegirico” (p.316). Stenuato dalle fatiche apostoliche, ritornando da Roma quando giunse a Torino, si ammalò gravemente e rese l’anima incandescente di amore, a Dio non ancora quarantacinquenne. “San Francesco di Sales, in udirne la morte, pianse: fu il più bello epitaffio che potesse incidersi sulla sua tomba!” (p. 317).

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