Nella parabola del seminatore, lo specchio della nostra missione

Si racconta che i nostri primi cappuccini: «danno ai poveri tutto che hanno, dividono con loro tutto che ricevono. Ciò non è molto: dopo aver dato tutto, danno sé stessi; danno tutto il loro cuore, tutta la loro vita, tutta la loro esistenza…si fanno poveri coi poveri, vivono con loro, come loro ed è così che in verità li consolano». Anche i fratelli cristiani separati da Roma rimangono stupiti dalla «operosità disinteressata a pro delle anime e per l’austerità della vita» dei nostri cappuccini, che si distinguono in ogni tipo di apostolato, con una sete di martirio davvero straordinaria, unicamente per conquistare i fratelli a Cristo Gesù. Instancabile fu l’opera di evangelizzazione e la parola da loro annunziata ebbe le stesse caratteristiche della parabola del seminatore. In un testo antico di secoli, con uno stile proprio di quell’epoca, leggiamo come la parola che cadde sulla via comprende quei popoli che si chiusero nella loro visione settaria e «la calpestarono (Europa centrale, Asia occidentale, Africa settentrionale); cadde nella selce, allorché incontratasi al fanatismo e all’abitudine, o non mise barbe (radici) o queste tenere ancora avvizzirono (Asia meridionale, Africa orientale centrale e regni musulmani); cadde nel pruneto, allorché predicata fra eresie e pregiudizi, se attecchì sovente, sovente restò affogata (Europa settentrionale); cadde finalmente sul maggese (buon terreno), allorché fu portata a popoli vergini (Africa occidentale, America) o alle orecchie di tanti ai precedenti commisti, e fruttò il centuplo». Ci sforzeremo di raccontare l’avventura missionaria dei nostri cappuccini così come si successe geograficamente e cronologicamente in Europa, in Asia, in Africa ed in America. Fra Renato

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Come dire la Pasqua? Nei paesi dell’oriente cris6ano, da questa notte chiunque s’incontri per la strada si scambia un saluto che è soprattutto un annuncio

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