Santità nel quotidiano

Nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate papa Francesco esamina il tema della chiamata alla santità nel mondo contemporaneo e propone un percorso molto semplice: la santità è per tutti perché è qualcosa che si realizza nel quotidiano, momento per momento, atto per atto, tutti i giorni. La santità non consiste nel fare un grande gesto eroico una volta per tutte, ma in uno stile di vita, in un atteggiamento usuale, un habitus virtuoso che si acquista col tempo, perseverando giorno per giorno, affidando tutta la propria esistenza a Dio, confidando sempre nella sua grazia, desiderando con tutto noi stessi essere persone miti e umili, docili di cuore, semplici come bambini ma grandi e generosi nella carità, nell’altruismo, nella bontà, nella benevolenza, ricercando quei frutti dello Spirito di cui parla san Paolo nella lettera ai Gàlati 5,22.

Così ne parla Papa Francesco: «Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”» (n.7). È quindi una chiamata universale cui tutti possono rispondere, è una via che ogni uomo e donna, in qualsiasi stato di vita si trovi, può vivere, mettere in pratica e far fruttificare con atti concreti.

«Questa santità a cui il Signore ti chiama andrà crescendo mediante piccoli gesti. Per esempio: una signora va al mercato a fare la spesa, incontra una vicina e inizia a parlare, e vengono le critiche. Ma questa donna dice dentro di sé: “No, non parlerò male di nessuno”. Questo è un passo verso la santità. Poi, a casa, suo figlio le chiede di parlare delle sue fantasie e, anche se è stanca, si siede accanto a lui e ascolta con pazienza e affetto. Ecco un’altra offerta che santifica. Quindi sperimenta un momento di angoscia, ma ricorda l’amore della Vergine Maria, prende il rosario e prega con fede. Questa è un’altra via di santità. Poi esce per strada, incontra un povero e si ferma a conversare con lui con affetto. Anche questo è un passo avanti» (n.16).

È la santità che hanno vissuto tanti santi e beati, tra cui anche il giovane Carlo Acutis beatificato lo scorso 10 ottobre ad Assisi. Un ragazzo normale al vederlo, come tanti gli altri suoi coetanei, ma una cosa lo distingueva: l’essere innamorato di Dio, del Crocifisso, dell’Eucaristia, essere innamorato dell’Amore, sentirsi talmente amato da voler ricambiare tale bellezza con la stessa moneta, cioè l’amore totale. Tutti i santi hanno desiderato, e alla quale tutti siamo chiamati, vivere la grande vocazione all’amore, quella che fa cercare il volto di Dio in ogni fratello e sorella e nella creazione.

La parola ‘santità’ spesso ci spaventa, pare qualcosa lontano da noi, dal nostro mondo, dalla nostra quotidianità, qualcosa che non ci appartiene, «riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova» (n.14). Da soli può sembrare qualcosa d’irrealizzabile ma, in realtà, soli non lo siamo mai. Essa ha la sua fonte originaria e trova la forza della perseveranza, non in «una decisione o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la decisione decisiva.» (Benedetto XVI, Deus caritas est, n.1). «Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita» (n.15).

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