Un sogno di troppo (ancora su fr. Giuseppe Leclerc)

Quando qualcuno mette piede a Roma, si ridestano i sogni dell’antica gloria: Roma caput mundi! Affascinato dall’antico splendore della sede del cattolicesimo, il nostro fraticello Giuseppe Leclerc espose a papa Paolo V, i suoi due sogni uno più grande dell’altro: estirpare l’eresia in Francia e organizzare una nuova crociata di tutta l’Europa per riportare la fede cristiana nei luoghi dominati dai turchi, soprattutto restituire la Terra santa alla cristianità, riportandola agli splendori dei primi secoli del cristianesimo. Ricevuto il pieno appoggio del santo Padre a voce e per iscritto, ritornato in patria si dette da fare per realizzare il primo sogno non più con le armi ma con le Missioni.

Con un drappello di frati si diresse nel Natale del 1617 in Lusignano, munito del permesso del vescovo di Poitiers, volendo ampliare la presenza cappuccina che fino ad allora stava attuando nelle campagne a partire dal 1609. I cappuccini avevano ricevuto da san Francesco questo testamento: “dello stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue”, perciò niente di meglio che iniziare una Missione speciale con la pratica delle Quarantore, ampiamente diffusa da san Carlo Borromeo e da noi cappuccini dentro e fuori l’Italia.  Questa iniziativa fu accolta da cattolici e acattolici con entusiasmo e i fedeli raggiunsero la cifra di quarantamila, alcuni venuti da molto lontano. Le chiese non contenevano tanti fedeli e fu necessario predicare nelle piazze. Molti ugonotti e calvinisti si aprivano un varco tra la folla e deponevano ai piedi dei predicatori l’abiura dall’eresia.

I Missionari furono dal vescovo inviati in tutta la sua diocesi, specie dove più ferveva l’eresia. Lo stesso fra Giuseppe scrivendo alla mamma le diceva che “i Missionari son seguiti come gli Apostoli nei primi tempi della Chiesa: sei mesi fa non vi era un cattolico in certo borgo, e ieri furono contati tredicimila alla comunione” (p. 188). I protestanti spargevano calunnie sul povero fra Giuseppe, facendolo addirittura passare dalla lor parte o per morto! Lasciati i frati in questa santa opera delle Missioni al popolo, fra Giuseppe mise mano nel 1618 alla redenzione di Terra Santa, memore delle grandi crociate del medioevo e cominciò a coinvolgere, re, imperatore, principi e vescovi con la benedizione del Papa. Istituì un nuovo ordine militare “detto della Milizia Cristiana, composto di gentiluomini di tutte le nazioni, dipendente immediatamente dalla Santa Sede sotto la protezione dei rispettivi principi: scopo la redenzione di terra Santa ed in generale di tutti i cristiani” (p.193) perseguitati. Riuscì a coinvolgere le corti di Abissinia e di Persian.

Tristemente questo progetto tanto caldeggiato da fra Giuseppe, naufragò a causa delle guerre che scoppiarono in Europa in quel periodo. Riprese allora con fervore mai spento l’opera delle Missioni. Nel lontano 1569, una donna spietata, Giovanna d’Albert aveva massacrato i cattolici, abolito il cattolicesimo, confiscato tutti i beni ecclesiastici, nel Bearn, suo regno. Il nostro intrepido cappuccino, aiutato dal re Luigi XIII riconquistò alla fede cattolica, con devoluzione di tutti i beni, il Bearn e alti notabili e ministri tornarono alla Chiesa cattolica per opera dei cappuccini.

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