Essere figli di Dio: un cammino di trasfigurazione

La seconda lettura della solennità di Ognissanti interrompe il filo della lettera ai Filippesi, ma ci mostra un importante lettura della nostra esperienza battesimale:

«Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso come egli è puro» (1Gv 3,1-3).

Siamo invitati a rileggere tutto non dall’inizio ma dalla fine! La vita definitiva e abbondante è quella della visione di Dio, che ci renderà simili a Lui per puro dono. Questa è la speranza che noi discepoli di Gesù abbiamo per tutti, perché allora tutta l’umanità redenta sarà coinvolta nel dono che Gesù farà al Padre del suo Regno. Nel cammino verso il Regno, allora, i discepoli di Gesù ne ricevono una partecipazione che anticipa quella pienezza che sarà condivisa da tutti: fin d’ora siamo figli di Dio, partecipando a quella unica figliolanza eterna del Figlio. Ma tutti siamo chiamati a diventare figli. La vocazione ad essere figli si è realizzata per noi nel santo battesimo come anticipo della piena cristificazione. Ogni uomo e donna che viene al mondo nasce con la vocazione ad un cammino di trasfigurazione che si completerà quando Cristo consegnerà nelle mani del Padre il suo Regno, cioè l’umanità cristificata. Per grazia e dono, i cristiani ricevono nel battesimo un anticipo, una caparra. Possiamo esserne testimoni credibili per tutti.

Come dire la Pasqua

Come dire la Pasqua? Nei paesi dell’oriente cris6ano, da questa notte chiunque s’incontri per la strada si scambia un saluto che è soprattutto un annuncio

Leggi »