La promessa di Gesù (Lc 24,35-48) – III domenica di Pasqua, anno B

Il Vangelo di questa III domenica di Pasqua continua la narrazione di Luca dopo l’episodio dei discepoli di Emmaus. Il brano è pieno di riferimenti letterari e di contenuti con altre narrazioni, sia dello stesso Luca che degli altri evangelisti, specialmente Giovanni. Una chiave di lettura importante chiede di tener presente il progetto letterario di Luca, che scrive una composizione suddivisa nei due racconti distinti ma collegati: il Vangelo e gli Atti. Alla storia di Gesù succede la storia dei suoi discepoli. Entrambe sono storie umane animate dallo Spirito, sia pure in modo diverso ma altrettanto fecondo. Lo Spirito è presente in entrambe le narrazioni come una presenza che muove ad agire secondo il progetto del Padre.

Qui lo Spirito viene espresso in modo esplicito solo alla fine del brano, presentato come la promessa del Padre che raggiunge i discepoli attraverso la persona di Gesù. La sua presenza, tuttavia, viene allusa anche prima. È nel dono della pace; è nell’apertura della mente per la comprensione delle Scritture; è nel perdono dei peccati proclamato nel nome di Gesù.

Tutte queste allusioni portano a vedere lo Spirito nella sua dimensione missionaria. La sua azione si concretizza nella storia attraverso la vita dei discepoli di Gesù che ne sono rivestiti in una potenza d’annuncio e di testimonianza. Sta qui la verità della Chiesa. Non nel potere della struttura temporale, non nelle possibilità economiche o culturali. La missione della Chiesa non può essere altro che una testimonianza dello Spirito secondo la parola e i gesti evangelici del Signore Gesù.

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