Michelangelo, esaias, Cappella sistina, 1508-1510
“… i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me,…”
Il Martirologio riformato a norma del Concilio Vaticano II aggiusta l’Elogium di Natale quanto a tutto quello che si perde nella notte dei tempi, come il momento della Creazione e del cataclisma del diluvio; rinuncia in altri casi a fornire date precise, per indicare solo il probabile secolo di quell’evento o di comparsa di quel certo personaggio; toglie ogni riferimento alle età del mondo, che erano precedentemente implicitamente accettate con quel preciso riferimento alla “sesta età del mondo”, quale periodo originato dalla Natività, oppure epoca in cui la Natività è accaduta, se si prende come momento del suo inizio l’Annunciazione (“a Nativitate” oppure “ab Incarnatione”). Mantiene tuttavia come storica l’irenica affermazione che la “piissima venuta” di “Gesù Cristo”, “nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto”, avvenne “mentre su tutta la terra regnava la pace”. A dire il vero, la terra allora conosciuta non era poi una porzione di mondo così ampia e la “pax romana” non era certamente il massimo di ciò che in merito si potesse e si possa desiderare.
Riportiamo qui sotto l’Elogium natalizio (o Kalenda di Natale), nel suo latino trasparente con alcuni inserimenti, artifici e particolarità grafiche. Il testo comune alle due versioni tipiche, antica e nuova rispettivamente, è in carattere corsivo; le vecchie parti sostituite sono tra parentesi tonda e in corsivo, mentre il nuovo testo in sostituzione è tra parentesi quadre e in carattere ordinario; un evento di altra provenienza è inserito graffato. I rientri dei capoversi connotano gli eventi iniziali e terminali di una età; l’ordinale individuante ciascuna età è collocato tra i suoi estremi naturali.
Octavo Kalendas Januarii, Luna….(*)
(Anno) [Innumeris transactis sæculis] a creatione mundi,
quando in principio Deus creavit cœlum et terram,
[et hominem formavit ad imaginem suam;]
(quinquies millesimo centesimo nonagesimo nono (5199(1)🙂
Prima mundi ætas (5199 ÷ 2957)
(A diluvio autem, anno bis millesimo nongentesimo quinquagesimo septimo (2957)🙂
[permultis etiam sæculis ex quo post diluvium Altissimus in nubibus
arcum posuerat signum fœderis et pacis;]
Secunda mundi ætas (2957 ÷ 2015)
(A nativitate Abrahæ, anno bis millesimo quintodecimo (2015)🙂
[a migratione Abrahæ, patris nostri in fide, de Ur Chaldæorum
sæculo vigesimo primo;]
(A Moyse et) [ab] egressu populi Israël de Ægypto,
(anno millesimo quingentesimo decimo (1510)🙂
[Moyse duce, sæculo decimo tertio;]
Tertia mundi ætas (2015 ÷ 1032)
generationes quattuordecim (Mt 1,17a)
Ab unctione David in Regem, anno
(millesimo trigesimo secundo (1032)😉
[circiter millesimo;]
Hebdomada sexagesima quinta (65a), juxta Danielis prophetiam:
Olympiade centesima nonagesima quarta (194a):
Ab urbe Roma condita, anno septingentesimo quinquagesimo secundo (752):
Quarta mundi ætas (1032 ÷ 586)
generationes quattuordecim (Mt 1,17b)
{A transmigratione Babylonis (Mt 1,12), anno quingentesimo octogesimo sexto (586)}
Anno Imperii [Cæsaris] Octaviani Augusti quadragesimo secundo (42°),
toto Orbe in pace composito, (sexta (VI) mundi ætate,)
Jesus Christus æternus Deus, æternique Patris Filius,
mundum volens adventu suo piissimo consecrare,
de Spiritu Sancto conceptus, novemque post conceptionem decursis mensibus,
in Bethlehem Judæ nascitur ex Maria Virgine factus Homo.
Quinta mundi ætas (586 ÷ 1 d. C.)
generationes quattuordecim (Mt 1,17c)
Nativitas Domini nostri Jesu Christi secundum carnem.
Sexta mundi ætas (1 d. C. ÷ …)
La Settima Età avrà inizio con la nuova creazione e sarà eterna: “i nuovi cieli e la nuova terra, (…), dureranno per sempre”.
Un possibile raccordo della speranza biblica, – o anche soltanto umana –, in un futuro puramente radioso – certamente escatologico –, con un futuro soltanto migliore, ma calato nel tempo, può essere colto nel brano che proponiamo, senza commento, dalla Costituzione pastorale Gaudium et spes (Caput III, De humana navitate in universo mundo – 39. Terra nuova e cielo nuovo).
«Ignoriamo il tempo in cui saranno portati a compimento la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo con cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente la scena di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà l’incorruzione; e restando la carità con i suoi frutti, sarà liberata dalla schiavitù della vanità tutta quella realtà, che Dio ha creato appunto per l’uomo.
Certo, siamo avvertiti che niente giova all’uomo se guadagna il mondo intero ma perde se stesso. Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio.
E infatti, i beni, quali la dignità dell’uomo, la fraternità e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale: “che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”. Qui sulla terra il Regno è già presente, in mistero; ma, con la venuta del Signore, giungerà a perfezione».
(8. continua)
Note
(*) Questo corrente anno 2022 il 25 dicembre cadrà di domenica e sarà Luna secunda.
(1) Secondo Eusebio di Cesarea.