UN PO’ DI STORIA DELL’ARCISPEDALE DI SANTA MARIA NUOVA DI FIRENZE

Giuseppe Zocchi, Veduta dello Spedale e della Piazza di S. Maria Nuova, T. XVI.

Un manoscritto settecentesco di Filippo Bernardi

Non te pigeat visitare infirmum. (Sir 7,35a) (Non esitare a visitare un malato,…)

            «Al singolar pregio di Bella, che senza contradizione alcuna de gli Scrittori fu ab immemorabili attribuito alla Città di Fiorenza, può anche aggiungersi con somma giustizia un altro più stimabile epiteto, che non meno del primo se le conviene, ed è quello di Pia». Inizia così il manoscritto che abbiamo sotto mano, dal titolo Relazione di quando i Cappuccini furono deputati al governo spirituale dello Spedale di S. M.a Nuova di Fiorenza, stilato con la consueta nitida grafia del suo autore, il P. Filippo Bernardi da Firenze.

            Per lungo tempo noto in ambiti circoscritti e selettivi, questo storico cappuccino (1649 – 1721; autore di numerose opere, tra le quali un manoscritto del 1704, intitolato Ragguagli dell’Origine, e Progressi de Conventi de Cappuccini della Provincia di Toscana, con molte particolarità rimarcabili, spettanti alli medesimi conventi, assai più ampio di questo presente), può oggi meglio e più diffusamente essere conosciuto, proprio grazie alla recente pubblicazione dei Ragguagli: due volumi editi nel 2017 per Firenze University Press, opera di Ubaldo Morozzi, corredata di biografia e bibliografia. A questa pubblicazione rimandiamo per ogni miglior conoscenza ed eventuale approfondimento della persona e degli scritti del P. Bernardi.

            Se molti sono i motivi, a dir dell’autore del presente manoscritto, che permettono e autorizzano la qualifica di “pia” attribuita alla città di Firenze, alcuni vengono elencati e uno segnalato in particolare: «il Venerabile Spedale di Santa Maria Nuova, tanto famoso in tutta Italia, non meno per la vastità, e magnificenza dell’edifizio, che per il buon ordine tenuto nel governo economico di esso, e molto più per la pietà, carità, e diligenza, con cui vengono serviti, ed assistiti gl’infermi, tanto nello spirito, che nel temporale». A onor del vero va detto che fin dai primissimi momenti, a costruzione appena iniziata, questo ospedale “ad opus pauperum et infirmorum” – come si legge nella bolla papale di Onorio IV del 23 maggio 1287, che viene integralmente riportata nel manoscritto – era veramente degno di essere considerato “opus sumptuosum”, come fu di fatto stimato e reputato dai contemporanei.

            Il manoscritto inedito sullo Spedale di S. Maria Nuova è diviso in quattro capitoli di ineguale estensione. Il primo, per 28 facciate, dopo l’introduzione a cui si è fatto cenno e su cui ritorneremo, traccia la Descrizione del celebre Spedale di S. Maria Nuova di Fiorenza dalla fondazione (15 Gennaio 1287(1)) e dal fondatore, Folco di Ricovero Portinari – per «l’impulso che gli fu dato (chi lo crederebbe? ed è pur vero) da una Serva per nome Tessa, donna caritativa, e molto timorata di Dio.» – fino all’elezione del 36° Monsignore (titolo dato allo “Spedalingo”, già precedentemente chiamato il Messere) – avvenuta a fine marzo 1708 – che fu il «R. Sig. Antonio Cappelli Cittadino Fiorentino, e Priore di Leccio». Una figura più volte richiamata, per doti personali e per l’opera svolta, è Mons. Michele Mariani, che fu direttore dal 1679 alla morte, avvenuta nel 1707, «alli 2 di Luglio, in giorno di Sabbato, e Festa della Visitazione di Maria Verg.e, di cui fu molto divoto, dopo le hore 21». A proposito della sua elezione «si disse, che quella volta singolarmente si era dato l’huomo alla Carica e non la Carica all’huomo».

            Il secondo capitolo, intitolato Relazione del modo, con cui li Cappuccini furono introdotti alla cura spirituale del Venerabile Spedale di S. Maria Nuova di Fiorenza; e dell’ordine da essi tenuto nel governo del med.o Spedale, va da pag. 29 a pag. 48.

            S. A. R. il Granduca Cosimo III (14 agosto 1642(2) – 31 ottobre 1723) aveva ottenuto fin dal 1677 che fosse affidata ai Cappuccini la cura spirituale «della gente del Bagno, e delle Galere di Livorno»; successivamente, nel 1682, fece in modo che agli stessi Frati fosse assegnato anche il compito dell’assistenza spirituale «delle persone inferme dello Spedale di S. Maria Nuova». Quale primo Presidente fu designato l’ex Provinciale di Toscana, P. Bernardino Catastini d’Arezzo(3). La premura del Granduca comportò che i Cappuccini venissero alloggiati quanto prima «nella fabbrica vecchia con alcune semplici Celle di legno fatte di tavole intaccate, e commesse in canale senza inchiodarsi, per poterle scommettere quando, o per pulizia, o per altro bisogno fosse stato necessario». I Frati poterono iniziare il loro servizio la domenica 11 ottobre 1682, «Ottava del nostro Serafico P. S. Francesco». Vengono successivamente riportati gli impegni e i criteri per la turnazione dei Religiosi nei vari servizi e i diversi interventi per una loro più stabile e regolare presenza, non omettendo di annotare la costruzione di «una spaziosa loggia, qual fu fatta (…), per dar talora qualche po’ di respiro (…), in vece del divertimento dell’Orto, di cui è mancante la nostra abitazione».

1. Continua

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Note

(1) Viene qui precisato dall’autore del manoscritto che il P. M. Luca Ferrini dava come anno di fondazione il 1278, osservando che potrebbe trattarsi di un errore di stampa, con inversione delle due ultime cifre. L’opera a cui vien fatto riferimento risulta così intitolata e descritta: “Vite de’ Sette Beati Fiorentini Istitutori del Sacro Ordine de’ Servi di Maria. E prima un discorso intorno alla divota, e pietosa Religione della Città di Fiorenza, col Sommario poi di tutte le Chiese, e Luoghi Pii di quella ec., in Fiorenza 1575, per Giorgio Marescotti, in 8.°; furono per il medesimo riprodotte nel 1589, in 8.°, con aggiunte fattevi dal P. Luca Ferrini dell’istess’Ordine”.
            Accenniamo qui ad altra discrepanza di datazione: la citata bolla di Onorio IV è per alcuni del 21 maggio 1286, anziché del 23 maggio 1287. Dato che Giacomo Savelli fu eletto 190° papa il 2 aprile 1285 e quella bolla è datata “X Kalendas Junii anno secundo”, il giorno dovrebbe essere il 23 e l’anno il 1286.
(2) Solo per richiamare l’attenzione sulla complessità e ricchezza di quel periodo storico: l’8 gennaio di quello stesso anno 1642 moriva ad Arcetri, poco meno che 78e, Galileo Galilei, il genio che “vide | sotto l’etereo padiglion rotarsi | più mondi, e il Sole irradïarli immoto” (Ugo Foscolo, I sepolcri, 161-162). Il suo metodo fu, fra l’altro, ispiratore e guida dell’opera svolta da Maurizio Bufalini, uno dei più importanti clinici italiani del XIX secolo, a cui si farà cenno nel seguito di queste righe per il suo stretto rapporto con l’Arcispedale di S. Maria Nuova.
(3) Giacomo Carlini, Bernardino Catastini (1636-1718): un frate aretino tra papi, re e principi d’Europa, Firenze: Archivio Provinciale dei Cappuccini, 1998.

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